UniCredit, i sindacati puntano il dito sugli esuberi previsti dal nuovo piano

IL NUOVO PIANO INDUSTRIALE – I sindacati non apprezzano il nuovo piano industriale di UniCredit, ritenuto troppo pesante sul fronte occupazionale. “L’azienda ha ribadito i 5.700 esuberi in Italia e annunciato il congelamento della trattativa di secondo livello”, ha osservato Mauro Morelli, segretario nazionale della Fabi, dopo l’incontro tra i vertici della banca e le sigle del credito. “Non siamo sicuramente soddisfatti, ci sembra una posizione molto pericolosa e abbastanza pesante, soprattutto alla luce della trattativa per il rinnovo del contratto nazionale”.

GLI ESUBERI – Il nuovo piano, ha commentato da parte sua Pier Luigi Ledda, segretario nazionale della Fiba, “è una cura da cavallo che porterà fuori dal gruppo 8.500 dipendenti (5.700 solo in Italia) entro il 2018”. Non solo. “Della platea dei lavoratori in uscita fanno parte anche 2400 esuberi ereditati dal precedente piano, rimasti finora in stand by a causa dell’allungamento dell’età pensionabile determinato dalla riforma Fornero”, ha puntualizzato ancora Ledda. “Ora si tratta di vedere quanti di loro hanno maturato i requisiti per accedere alla pensione nel frattempo”.  Insomma, banca e sindacati rimangono su posizioni distanti: “questo è un piano di contrazione, e non solo per l’occupazione, mentre noi avremmo sperato in un vero piano di sviluppo”, ha detto Morelli. “Per noi la loro proposta è inaccettabile”. I sindacati aspettano ora che UniCredit apra formalmente una procedura e avvii quindi il confronto sindacale vero e proprio.

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