Qual è il vero costo dei contanti?

IL COSTO SOCIALE DEL CONTANTE – Qual è il vero cl costo dei contanti, derivante non solo dalla stampa delle banconote e dal conio delle monete, ma anche dalle spese di distribuzione e di controllo, dagli oneri per la sicurezza per il trasporto e dalla conservazione dei valori? Ha provato a rispondere MoneyFarm, società di consulenza finanziaria indipendente che opera online, prendendo le mosse da uno studio della Bce secondo cui l’Europa spende ogni anno lo 0,46% del suo Pil (60 miliardi di euro) per il denaro. E in Italia, dove il denaro cartaceo è più diffuso che altrove, i costi ammontano a oltre 10 miliardi di euro, pari allo 0,52% del Pil (valore superiore a quello, 0,40%, rilevato nella media degli altri paesi europei). Questo significa che per pagare il personale, le perdite, i furti, le apparecchiature, il trasporto, la sicurezza, i magazzini, la vigilanza, le assicurazioni spendiamo circa 200 euro a testa l’anno. Confrontando i costi per operazione, il costo sociale del contante (0,33 euro) è ancora minore di quello delle carte di debito (0,74 euro) e di credito (1,91 euro), ma questo è principalmente dovuto al minore importo medio dei pagamenti in contati rispetto agli altri metodi. Se rapportato al valore medio dell’operazione il contante risulta al contrario lo strumento più costoso (2%). Fino a pochi anni fa questi costi erano considerati ineliminabili, ma  la veloce estensione dei sistemi di pagamento elettronici, dalle carte di credito all’internet banking, sta portando a una progressiva riduzione della quantità di denaro in circolazione, a vantaggio appunto degli scambi “virtuali”.

INVERSIONE DI TENDENZA IN ATTO – L’inversione di tendenza è quindi in atto ma l’Italia, culturalmente legata al denaro tangibile, è ancora una volta fanalino di coda nel processo di sostituzione, osserva Moneyfarm. Una conferma in questo senso arriva anche dall’Abi secondo cui l’Italia è tra gli stati occidentali con il più basso utilizzo di carte di credito. Resta il fatto che la guerra al contante è una sfida di civiltà economica, scrive ancora MoneyFarm: non solo monete e banconote hanno un costo significativo, ma sono anche il veicolo che maggiormente favorisce l’evasione fiscale. 

L’IMPEGNO DELLE BANCHE – L’impegno delle banche nella direzione della virtualizzazione del denaro è costante: se da un lato le banche non chiedono alcun tipo di commissione annua per i bancomat mentre per le carte di credito (i circuiti più diffusi in Italia sono Visa, Mastercard e American Express) a volte il costo per la carte è compreso nel canone annuo del conto corrente, altre volte è un extra che raramente supera quota 50 euro, di recente molti istituti hanno introdotto dei costi per il prelievo del denaro dagli sportelli, in modo da incentivare i clienti a passare ai conti online e a usare bancomat e carte di credito.

LA LOTTA A BANCONOTE E MONETE – Ma la lotta alla cartamoneta si basa anche su altri argomenti, tra cui la sicurezza e la salute. Il 40% delle rapine che si registrano in Europa sono messe a segno in Italia. Inoltre la Banca d’Italia riconosce ogni anno 72 mila banconote false (387 mila in Europa). Quanto agli aspetti igienici, la vita media di un biglietto di piccolo taglio è di circa 18 mesi, mentre una banconota si taglio grosso passa di mano in mano anche per 7 anni e mezzo. Il 18% delle monete e il 7% delle banconote in circolazione sono veicoli di batteri anche potenzialmente pericolosi come l’escherichia coli e lo stafilococco aureo. Dunque monete e banconote hanno vita breve? In realtà la strada è ancora lunga. Attualmente sono in circolazione oltre 13 miliardi e 600 milioni di banconote per un valore di 815 miliardi e ogni anno ne vengono rimpiazzate tra 6 e 10 milioni. Sul fronte delle monete, ne circolano 91 miliardi e oltre 800 milioni di esemplari che valgono, in totale, quasi 22 miliardi di euro e che formerebbero, messe una sopra l’altra, una pila lunga 4 volte la circonferenza della Terra.

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