Solo se le famiglie risparmiano la ripresa diventerà possibile

UN LIEVE MIGLIORAMENTO –  Gli ultimi dati aggiornati dell’Istat sul reddito lordo disponibile e sul risparmio delle famiglie consumatrici indicano un leggero miglioramento, in linea con quelli che sembrano gli andamenti più recenti dell’economia italiana. In particolare, il reddito lordo disponibile nel terzo trimestre 2013 è arrivato a quota 259,5 miliardi di euro, il valore più alto dall’inizio del 2012, mentre la propensione al risparmio, misurata come risparmio lordo su reddito lordo disponibile, dopo avere rag- giunto un valore minimo del 7,6% nel secondo trimestre del 2012, è progressivamente risalita nei trime- stri successivi, arrivando nel terzo trimestre del 2013 al 9,8%, il valore più alto dalla prima metà del 2010. Pur essendo tali segnali incorag- gianti, questi miglioramenti sono ancora insufficienti a colmare la perdita di reddito e il calo del risparmio che le famiglie hanno subito a causa della crisi fin dalle sue origini, a partire dalla fine del 2008. In un simile contesto, le banche italiane hanno chiaramente dovuto affrontare una situazione difficile per riuscire a reperire le risorse necessarie allo svolgimento della loro opera di intermediazione finanziaria, un compito reso anco- ra più complicato dalle tensioni dello spread tra i nostri titoli pub- blici e quelli tedeschi e dai maggiori rendimenti che, inevitabilmente, si sono dovuti registrare anche sul lato della raccolta bancaria e che hanno portato a una prolungata compressione dei margini.

 
ISTITUTI A VOCAZIONE LOCALISTA – Tale scenario è risultato ancora più arduo per quegli istituti a vocazione localistica, dediti a reimpiegare le risorse disponibili nelle stesse aree di origine della raccolta e a supportare le realtà economiche del luogo, soprattutto le piccole e medie imprese, favorendo, inoltre, la coesione sociale attraverso il sostegno alle famiglie. Le Banche Popolari rientrano pienamente in questa tipologia di istituti. Famiglie e piccole e medie imprese rappresentano la loro clientela di riferimento, rappresentando insieme il 68% degli impieghi totali della categoria e il 75% in termini di depositi. A conferma dell’importanza che queste realtà da sempre rivestono per gli istituti del credito popolare. Il legame storico tra le Popolari, le piccole e medie imprese e le fami- glie si è dimostrato indispensabile e durevole nel tempo, con la catego- ria che ha continuato in più di un’occasione nel passato a erogare finanziamenti durante le fasi nega- tive del ciclo, trascurando le diffi- coltà congiunturali del momento e svolgendo quel ruolo anticiclico di stabilizzazione dell’economia pre- zioso e fondamentale per la crescita e lo sviluppo del tessuto produttivo nazionale.
 
UN’ATTITUDINE RADICATA – Un’attitudine, questa, perseguita anche nella crisi attuale perché radicata nel dna delle Popolari, come dimostra la loro storia e la loro tra- dizione, e resa complicata dal pro- lungarsi del momento recessivo che sta attraversando il Paese. Ma pro- prio per questo le Banche Popolari risultano oggi più in grado di altri di comprendere al meglio le esigenze provenienti dai territori e dalle comunità e le difficoltà che la clien- tela si trova a dover affrontare. Una comprensione che si è tradotta all’atto pratico in un incremento della fiducia da parte dei risparmia- tori che hanno risposto avvicinan- dosi ancora di più agli istituti della categoria. Anche se durante gli ultimi anni, come dimostrano i dati dell’Istat, è risultato sempre più difficile per le famiglie risparmiare ed è aumentato, anzi, il numero di coloro che per fare fronte ai bisogni quotidiani hanno avuto necessità di impiegare le risorse accumulate nel passato, sempre più clienti hanno deciso di affidare i propri averi a una Banca Popolare.
LA FIDUCIA DEI RISPARMIATORI – Tra il 2008 e il 2013 il numero dei clienti delle Banche Popolari è infatti costantemente cresciuto, passando da poco meno di 11 milioni a più di 12,5 milioni di unità. Questa dinamica positiva si spiega con la fiducia che i risparmiatori hanno riposto nelle banche della categoria, fiducia derivante proprio dalla vicinanza che tali isti- tuti hanno dimostrato di avere nei confronti delle rispettive comunità, consapevoli del profondo legame che li unisce all’ambiente socioeco- nomico circostante e della necessità che non può esserci crescita per la banca senza che vi sia uno sviluppo sostenibile e durevole del territorio. L’andamento positivo della cliente- la si è tradotto in una espansione dei depositi, saliti nello stesso perio- do da 235 miliardi di euro a 270 miliardi, con un incremento del 14,9%, circa tre punti percentuali in più di quanto registrato dal sistema bancario nel suo complesso, a cui si aggiungono quasi 150 miliardi di euro di obbligazioni, rappresentanti il 28,5% delle emissioni bancarie nazionali. Complessivamente, negli ultimi cinque anni, i depositi delle Banche Popolari hanno avuto un incremento di 35 miliardi di euro, pari a un quarto del dato medio nazionale, e un aumento della quota di mercato, arrivata oltre il 22,2%.
 
LA FASE DI RIPARTENZA – Una quota di mercato cresciuta anche nel caso della raccolta indiretta, passata dal 28,7% del 2008 al 29,1% di fine 2013, a ulteriore dimostrazione della capacità delle Banche Popolari di attrarre rispar- mio offrendo prodotti, soluzioni e servizi sempre rispondenti alle esi- genze della clientela. Oggi oltre 500 miliardi di euro è l’ammontare della raccolta indiretta che le Popolari gestiscono, un dato cresciuto negli ultimi sei mesi grazie anche al miglioramento delle prospettive economiche e al ridimensionamento del differenziale tra i nostri titoli pubblici e quelli tedeschi, un cam- biamento favorevole dello scenario che gli istituti della categoria sono riusciti a cogliere attirando ulteriori risorse. Tuttavia, la fase di ripartenza che la nostra economia sembra stia ini- ziando a percorrere continua a esse- re ancora troppo debole e costellata di fragilità. Proprio per questo le Banche Popolari si sentono ancora di più impegnate nel continuare a svolgere il loro ruolo di banca del territorio, raccogliendo risparmio e reimpiegandolo nelle aree servite. E ciò malgrado le difficoltà che deri- vano dagli aumenti patrimoniali connessi alla nuova normativa pru- denziale e al superamento degli stress test predisposti per quest’an- no dalla Banca centrale europea, in funzione dell’adesione all’unio- ne bancaria.
 
RIDUZIONE DEI TASSI – Se nei prossimi mesi, l’attuale riduzione dei tassi e il miglioramento graduale del clima economico si consolideranno, saranno elementi positivi che potranno portare a prevedere per il sistema bancario una ripresa dei margini, anche per le banche fortemente radicate nel ter- ritorio e dedite a una operatività di tipo tradizionale. Proprio gli istituti che più in questi anni di crisi si sono adoperati verso le famiglie e le piccole e medie imprese, cercando di coniugare la redditività dei risparmi gestiti con l’utilità del loro impiego in favore delle realtà economiche locali, sono quelli che, avendo più da vicino vissuto le problematicità della nostra economia reale, hanno avuto la piena consapevolezza delle difficoltà da affrontare.
IL MONDO DELLE POPOLARI – Tutto questo ha riguardato anche il mondo delle Banche Popolari, con i loro clienti e la loro compagine sociale, ma proprio l’unione d’in- tenti tra tutti gli stakeholder è quella che ha permesso fino ad ora alle banche della categoria di continua- re a essere un punto di riferimento credibile e di costruire, grazie al relationship banking, quel rappor- to di lungo periodo con ricadute positive su tutto il tessuto produtti- vo locale, garantendo peraltro la coesione tra gli individui. Un patrimonio inestimabile questo legame che, nonostante le varie avversità, non verrà mai meno, in quanto unico e insostituibile nel ruolo della promozione della cresci- ta economica, della partecipazione, della democrazia e anche dell’equi- tà sociale.
 

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