Banor: una strategia bottom-up per tutto

INVESTIRE SULLA CONSULENZA FINANZIARIA – Dopo aver cambiato nome da Banknord a Banor, la sim guidata dall’amministratore delegato Massimiliano Cagliero punta adesso a farsi conoscere nel mondo investendo con forza sulla consulenza finanziaria, con un occhio agli Stati Uniti e uno ai mercati asiatici. La boutique italiana indipendente con sedi a Milano, Torino e Londra – nata con l’acquisizione di una partecipazione iniziale del 20% nella società londinese che gestisce la sicav lussemburghese Banor Sicav (ex Proxima Investments sicav) – conta oggi su oltre 3,7 miliardi di euro di masse amministrate, di cui 1,7 miliardi in gestioni patrimoniali mobiliari e 2 miliardi in consulenza amministrata. A raccontarci i progetti futuri della società è lo stesso a.d. Cagliero.

Come nasce Banor sim?

Ho rilevato Banor sim, insieme a un gruppo di investitori privati, tra il 1999 e il 2000. Allora ci siamo trovati tra le mani una sim quasi dormiente, che era stata sviluppata a suo tempo da cinque banche: Banca Sella, Banco di Desio, Credito Emiliano, Banca lombarda, Banca della Valcamonica e Banco San Paolo di Brescia. L’abbiamo portata da 30 milioni di euro di masse agli attuali 3,7 miliardi.

Quando avete cambiato il nome?
Il cambio di denominazione è effettivo dal primo gennaio 2014, ma erano anni che sentivamo questa esigenza. Fino ad ora abbiamo operato tramite due realtà separate: una italiana – Banknord, appunto – e una londinese, Proxima. Adesso invece, stiamo integrando le due società, un passo fondamentale per espandere i nostri servizi anche ai mercati esteri: quando Banknord ha acquisito una partecipazione del 20% in Proxima Investments Sicav, alla fine del 2013, abbiamo colto l’occasione per cambiare il nome, anche perché sui mercati anglosassoni non si può avere la denominazione “bank” se non si è una banca.

Quali saranno i prossimi passi?
Stiamo cercando di farci conoscere di più: negli ultimi 15 anni siamo cresciuti molto, ma silenziosamente. Adesso, essendo un unico gruppo, sarà anche più facile presentarsi. Il nostro dna storico è l’attività di gestione bottom-up basasta sull’analisi dei titoli, mentre l’attività di consulenza è stata introdotta successivamente, circa quattro o cinque anni fa. Ora però stiamo puntando molto sull’advisory, dove crediamo ci siano grandi opportunità di sviluppo. Attualmente stiamo lavorando per offrire i nostri servizi di consulenza e gestione anche a investitori istituzionali statunitensi, con cui già oggi intratteniamo delle relazioni e che in questo periodo si stanno mostrando molto interessati all’Italia. Banor sim tra l’altro ha ottenuto la certificazione di conformità agli standard Gips per il proprio processo di investimento, una certificazione richiesta dagli americani per essere considerati come loro referenti. Nello specifico, ci interesserebbe prendere nuovi clienti, anche piccoli, negli Stati Uniti e vorremmo porci come punto di riferimento indipendente in Italia per aiutarli nei loro investimenti nel Paese. Non solo. La nostra società londinese, Banor Capital, sta finalizzando l’acquisizione di una quota del 25% in una società di gestione asiatica (basata a Singapore): quest’ultimo si configura più che altro come un investimento per migliorare la nostra conoscenza e la nostra expertise, per gestire meglio i capitali dei nostri clienti sui mercati asiatici.

Quante sono oggi le risorse operative all’interno del vostro team?
Attualmente in Banor sim Italia siamo 60 persone, con uffici a Milano e Torino, a cui si aggiungono altre sette persone a Londra.

Avete intenzione di aprire nuove sedi nel prossimo futuro?
Noi tendenzialmente apriamo nuove sedi quando troviamo le persone giuste, quindi non è una decisione pianificata. Detto questo, se trovassimo a Boston un team di cui ci fidiamo potremmo decidere di aprire. La nostra è una strategia di tipo bottom up anche nella scelta delle persone.

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