Credito, Italia ferma al Medioevo

MUTUI E DINTORNI – Dall’epoca “Monti”, con lo spread oltre il 5%, alle ultime mosse della Bce per far ripartire l’economia. Tanto è cambiato in 12 mesi, e il mercato del credito sembra essersi lasciato alle spalle il peggio. Ma, secondo Giancarlo Vinacci (nella foto), amministratore delegato della società di mediazione creditizia MedioFimaa, più che di ripartenza è meglio parlare di inversione di tendenza.

Cos’è cambiato nel mercato del credito, dal suo punto di vista?
Usciamo da un lungo periodo di contrazione dei finanziamenti alla casa. Dal luglio del 2013 il trend della domanda di mutui residenziali ha invertito la rotta passando da negativo a un + 7% e da allora, almeno sul fronte della domanda – e quindi della fiducia della gente – qualcosa è cambiato. Nel frattempo, lo spread “Italia” ha continuato a scendere consentendo alle banche di riconsiderare il business mutui, seppure con qualche differenza rispetto al passato. Insomma, il mercato sta ripartendo ma “zoppica” ancora, almeno rispetto al mercato prima della crisi. Alcune categoria di mutuatari, come gli extracomunitari, sono pressoché sparite e l’età media e la percentuale di finanziamento sul valore della casa sono profondamente modificate. Oggi è più difficile finanziare i giovani e quasi impossibile riuscire a finanziare oltre il 65% -70% del valore dell’immobile.

Le ultime mosse della Bce puntano proprio a far ripartire l’economia: quali saranno gli effetti sui prestiti e sui mutui?
La Bce sta facendo di tutto per stimolare la ripresa del settore, ma le politiche del credito, insindacabili, sono esclusivamente – e giustamente – nelle mani delle banche. Ma per un rilancio vero la politica dovrebbe dare qualche indicazione più stringente alle banche fissando dei paletti veri che impongano alle banche di rispettare criteri di finanziabilità stabiliti per legge, almeno per una percentuale del totale dei finanziamenti. L’Italia dal punto di vista creditizio sembra ancora nel “Medioevo” delle caste e dei territori. È prassi comune, infatti, che un mutuo declinato da una banca venga poi erogato da un’altra: perché? I motivi possono essere tanti, ma la trasparenza certo non ne giova. Se il settore ripartirà non sarà per la Bce ma perché le banche avranno deciso di riaprire.

Dal governo, invece, quali sono le misure che secondo lei servirebbero a far ripartire il settore?
Dallo scorso anno è entrata in vigore a pieno titolo la nuova normativa sulla mediazione creditizia. Oggi i mediatori creditizi sono soggetti strutturati, controllati, formati e assicurati e quindi estremamente attendibili e affidabili. Prima della riforma in Italia c’erano oltre 100mila mediatori creditizi e quasi 10mila società di mediazione creditizia. Oggi le persone fisiche sono sparite e le società di mediazione creditizia non arrivano a 200, di cui solo una decina con copertura nazionale. Lo sforzo dovrebbe essere fatto per dare risalto a questo nuovo soggetto, perché nell’immaginario popolare il mediatore è ancora colui che “sistema” le pratiche che le banche non fanno. Ma non è più così. Il mondo della mediazione è stato ridisegnato integralmente e oggi il mediatore creditizio è un soggetto altamente qualificato e soprattutto assoggettato a controlli istituzionali, in grado di scegliere il mutuo più adatto alle esigenze del cliente.

Ha citato la riforma: a distanza di quattro anni dalla sua introduzione, cosa è cambiato?
Quali sono stati i benefici e quali invece le difficoltà? Per il momento i vantaggi non si vedono ancora, ma gli aggravi economici si sentono già da due anni. Di 10mila società di mediazione, ne sono rimaste più o meno 200. E la maggior parte con due o tre tra dipendenti e collaboratori. I requisiti sono stringenti e costosi e “il nero” di quei soggetti che non hanno potuto o voluto adeguarsi prolifera. I controlli dell’Oam (l’Organismo degli agenti e mediatori, n.d.r.) sono sui soggetti regolari. Gli altri, gli irregolari, gli abusivi, per ora sguazzano allegramente in questo mare. I paletti sono stretti, ma credo sia giusto così per la riqualificazione di un comparto che in passato, non essendo regolamentato, non era tra i più virtuosi.

Mediofimaa ha appena stretto un accordo con Findomestic: quali sono gli obiettivi della partenership? E quali progetti avete in cantiere per il futuro?
L’accordo è stato sottoscritto da una partecipata di MedioFimaa, MedioConsumer. Quest’ultima ha un proprio management e una propria rete totalmente indipendente da quella di MedioFimaa. L’obiettivo è quello di aprire entro il 2015 circa 25 negozi co-brandizzati nelle 25 maggiori città italiane. MedioConsumer proporrà prestiti e cessione del quinto di Banca Findomestic/Bnl. Il progetto è avviato e il protocollo di intesa sottoscritto, prima dell’estate speriamo di raccogliere i primi frutti. Tra gli altri progetti in cantiere il più imminente riguarda Medioinsurance, società di brokeraggio assicurativo controllata al 100% da MedioFimaa. La società opera già in via diretta con Allianz, Cnp, Metlife e a breve introdurrà tutta la gamma di prodotti assicurativi in modo da poter aprire, come per MedioConsumer, almeno 25 agenzie su tutto il territorio. Quanto ai progetti più a lungo termine, si guarda alla quotazione all’Aim, anche se per ora resta un “sogno”.

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