Albo unico, Balice (Aiaf): è essenziale che parta

L’ALBO SALTA L’APPELLO ESTIVO – L’estate sta finendo, un anno se ne va, e della Casa della Consulenza ancora nemmeno l’ombra. Agli inizi di agosto è uscita in Gazzetta Ufficiale la legge 116/2014 che converte il decreto 91/2014, quello che – secondo le primissime anticipazioni – avrebbe dovuto segnare l’avvio dell’Albo unico dei promotori, dei consulenti e delle società di settore (qui la notizia). Poi l’emendamento sulla riforma della categoria è stato bocciato. Quindi, per ora, tutto è rinviato. BLUERATING ne ha discusso con Paolo Balice (nella foto), che lo scorso giugno è stato confermato alla presidenza dell’Aiaf, l’Associazione degli analisti e dei consulenti finanziari, fino al 2017 (qui la notizia).

Lei come commenta questo rinvio?
Credo sia nell’interesse di tutti che l’Albo unico parta. Non entro nel merito dei motivi per i quali l’avvio del nuovo Organismo è stato rinviato perché onestamente la mia associazione è concentrata sul tema delle competenze che i professionisti della consulenza dovranno avere. Ci saranno varie anime, nel nuovo Albo: i promotori finanziari storici, i consulenti indipendenti e le società di consulenza finanziaria. Ma, alla fine, la vera differenza la faranno le competenze e la bravura.

Ci spieghi meglio.
Faccio un esempio: nel momento in cui si sviluppa un’architettura aperta, chi propone dei portafogli, oltre a decidere l’asset allocation e il profilo di rischio, dovrà anche stabilire quali gestori scegliere, quali analisi – qualitative o quantitative – fare, e via dicendo. Si porranno insomma temi diversi e di complessità tale da sfidare le competenze di ciascuno, competenze che potranno e dovranno essere rafforzate.

Una svolta consisterà, pare, nel cambio di nome: da promotori a consulenti finanziari.
Credo che sia giusto mettere al centro la consulenza, perché anche quella del promotore finanziario è un’attività complessa che non può essere identificata in un’attività di vendita, intesa come pura proposta di prodotti. Oggi si discute di pianificazione della ricchezza e di passaggio generazionale, questioni che ovviamente s’intrecciano quando il nostro interlocutore è un imprenditore. Uscire dal retaggio del promotore finanziario è prendere atto che la professione oggi è, appunto, complessa e implica vari aspetti. Ciò ricade sulle spalle delle società, che devono sovrintendere alla professionalità di chi fa questo lavoro, e delle autorità, che devono porre precise barriere all’entrata. Comunque sia, l’etichetta di “promotori finanziari” è riduttiva.

Quale ruolo immaginate per Aiaf, nell’ottica dell’avvio dell’Albo unico?
Siamo a disposizione delle autorità e della comunità finanziaria, nel senso che mettiamo le nostre competenze al servizio di un nuovo modello professionale di consulente finanziario. Siamo qualificati a questo ruolo dalla nostra storia e dai contenuti della nostra attività di tutti i giorni. Non abbiamo l’obiettivo di rappresentare numericamente la categoria, ma piuttosto abbiamo la preoccupazione di mantenere le nostre competenze associative a un livello molto alto, anche per quanto riguarda i consulenti finanziari che sono – o vogliono diventare – nostri soci. Insomma, il ruolo di Aiaf nei confronti del nuovo Albo vuole essere di supporto tecnico nella definizione delle competenze dei suoi partecipanti.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!