Pratiche scorrette, Consob bacchetta le Poste

L’ISPEZIONE CONSOB Consob “bacchetta” le Poste Italiane. Secondo quanto riporta Repubblica, che cita il procedimento 20638/14 della divisione intermediari della Commissione, datato 8 agosto 2014, sarebbero emerse diverse irregolarità nella condotta del gruppo. In particolare, la Consob si concentra sulle pratiche commerciali e distributive messe in atto tra il 2011 e il 2013, quando alla guida di Poste Italiane c’era l’a.d. Massimo Sarmi (nella foto): le irregolarità andrebbero dalle vendite di prodotti in conflitto di interesse con la rete BancoPosta a strutture commerciali pressate per raccogliere volumi e incentivi legati al budget, fino a forme di marketing scorrette e alle “poche e ottimistiche profilazioni di clienti”. In merito, la Consob ha imposto al cda di Poste di studiare “dedicate e tempestive iniziative correttive”. L’azienda, da parte sua, ha fatto sapere che il cda del 16 settembre ha deliberato le prime azioni chieste dalla vigilanza, come profilare la clientela e rimodulare gli incentivi commerciali alla rete.

PROFILI DI ATTENZIONE
– Nel dettaglio, riporta ancora Repubblica, i “profili di attenzione” segnalati al cda Poste sono: il conflitto d’interesse tra BancoPosta e la holding Poste spa che stabilisce budget, tipi e volumi degli strumenti da vendere, “senza preventiva analisi di bisogni e caratteristiche dei clienti” e l’aver fissato obiettivi “in funzione delle esigenze delle società prodotto, con una gamma di prodotti strutturalmente esigua, che ha privato l’investitore di alternative”: nel 2013 il 93% degli investimenti erano polizze vita e fondi comuni, con soli tre bond di terzi riservati a clienti che portavano nuova liquidità. “La centralità degli interessi della società è emersa dal ruolo di Poste spa in vari buyback su bond terzi”, come i tassi fissi di Barclays e Credit Suisse, per cui Poste spa incassava commissioni “rivelando, anziché svolgere il ruolo neutrale asserito nelle lettere ai clienti e alla Consob, un rilevante conflitto d’interessi”. Un altro problema, era “il costante e penetrante controllo delle performance di rete, tramite vari monitoraggi dei risultati e forme di pressione per raggiungere i budget”, segnala ancora la Consob.

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