Banca Etica dice no alla voluntary disclosure

NO A FONDI PROVENIENTI DALLA VOLUNTARY DISCLOSURE Banca Etica non accetterà nuovi clienti se i fondi che questi intendono destinare all’apertura di un rapporto o all’esecuzione di un’operazione risulteranno oggetto di procedure di collaborazione volontaria (la cosiddetta voluntary disclosure) o di altre fattispecie volte alla regolarizzazione da parte del contribuente di capitali detenuti all’estero e non dichiarati. Lo ha annunciato la stessa società presieduta da Ugo Biggerin (nella foto), spiegando che la decisione è in linea con la propria mission, votata a un uso responsabile e trasparente del denaro. Per quanto riguarda il trattamento dei clienti già acquisiti, precisa Banca Etica, gli operatori sono “chiamati a prestare la massima attenzione ai casi in cui rilevino che la provvista sottesa all’esecuzione di un’operazione è costituita da fondi oggetto di procedure di collaborazione volontaria, applicando in tali fattispecie misure rafforzate di adeguata verifica”.

USO RESPONSABILE E TRASPARENTE DEL DENARO
– “Sin dalla sua nascita, 16 anni fa, Banca Etica si è sempre astenuta dall’acquisire nuovi clienti e dal rafforzare i volumi della raccolta cavalcando i diversi scudi fiscali approvati dai Governi in carica, di volta in volta con procedure più o meno ammiccanti nei confronti degli evasori fiscali”, ha commentato il presidente Biggeri. “Riconosciamo che la legge n.186 approvata lo scorso 15 dicembre e contenente le misure per la così detta ‘voluntary disclosure’, vale a dire la collaborazione volontaria per l’emersione e il rientro di capitali detenuti all’estero, non si configura come un vero e proprio scudo fiscale, ma abbiamo reputato coerente con la mission di Banca Etica la scelta di non accogliere nemmeno in questo caso i capitali che rientreranno in Italia dopo un tentativo di occultamento all’estero”.

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