Scolari (Ascosim): se l’offerta di investimenti diventa “distratta”

UNA RICERCA SULLA QUALITA’ DELLA CONSULENZA FINANZIARIA – La Commissione europea (direzione generale salute e consumatori) commissionò nel 2011 una ricerca finalizzata a una valutazione della qualità della consulenza finanziaria offerta alla clientela retail nei diversi Stati membri. La ricerca, condotta dalla società Synovate Ltd ed effettuata mediante la tecnica del Mystery Shopping, fu realizzata mediante 1.200 visite effettuate dai ricercatori presso banche e consulenti indipendenti nei 27 Stati membri. Lo scopo dell’indagine “sul campo” era quella di analizzare la qualità del processo di consulenza da parte dei provider e l’adeguatezza delle raccomandazioni di investimento. In primo luogo si metteva sotto osservazione l’aderenza del processo di consulenza alle disposizioni della direttiva Mifid in materia di raccolta di informazioni sulle caratteristiche del cliente. I risultati mettevano in luce che solo il 10% dei consulenti effettuavano compiutamente la raccolta di informazioni prescritta dalla direttiva. I temi sui quali si evidenziava una maggiore carenza nel processo di acquisizione dei dati del cliente erano la conoscenza e l’esperienza in materia di investimenti e la condizione finanziaria del cliente. La ricerca metteva in luce che la gran parte dei consulenti trascurava le informazioni relative al titolo di studio e all’attività professionale del cliente.

I RISULTATI
– I consulenti esaminati si concentravano maggiormente sulla dimensione del capitale del cliente che sulla sua capacità di finanziare l’investimento. Le informazioni sui rischi connessi agli strumenti finanziari oggetto delle raccomandazioni dal consulente risultavano piuttosto insufficienti. Circa il 70% dei consulenti fornivano correttamente le informazioni circa le commissioni di sottoscrizione e di gestione dei prodotto finanziari consigliati. Tuttavia, solo il 5% dei consulenti forniva una completa disclosure dei potenziali conflitti di interesse inerenti all’investimento in specifici prodotti finanziari. A seguito delle visite effettuate, i consulenti effettuarono 1.084 raccomandazioni di investimento, di cui 725 in strumenti finanziari assoggettati alla direttiva Mifid (i rimanenti riguardavano conti bancari o polizze assicurative). La distribuzione per tipologia di prodotto è risultata la seguente:

•    Alternative investments: 2,9%
•    Stocks: 0,7% u Bonds: 7,8%
•    Structured products: 5,2%
•    Investment funds: 50,3% u Insurance plans: 18,7%
•     Savings accounts: 14,4%.

RACCOMANDAZIONI DI INVESTIMENTO
– Le raccomandazioni di investimento risultavano “adeguate” solo nel 43% dei casi; la principale motivazione dell’inadeguatezza delle raccomandazioni (80% del totale) era costituito dall’eccessivo livello di rischio rispetto alle caratteristiche del cliente. L’80% degli strumenti finanziari “rischiosi” apparteneva alla tipologia dei fondi di investimento azionari o misti. Solo il 20% dei prodotti raccomandati conteneva clausole di protezione del capitale, ma in un quarto di questi casi la scadenza temporale superava l’orizzonte temporale prescelto dal cliente (cinque anni).

Leggi l’articolo completo su Bluerating di giugno, in questi giorni in edicola.
Di Massimo Scolari, estratto dal libro “La consulenza finanziaria verso la Mifid 2”

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!

Tag: