Speciale elezioni Anasf – Albo unico sì ma non a tutti i costi

Luigi Criscione (nella foto), milanese, è promotore finanziario di Allianz Bank e socio Anasf dal 1981, dove nel corso degli anni si è rivelato tra i dirigenti più attivi e in prima linea nell’interesse della categoria come consigliere provinciale Lombardia, consigliere regionale Lombardia, consigliere nazionale, tesoriere, vicepresidente vicario con delega al decentramento. Nella precedente legislatura ha ricoperto la carica di tesoriere con delega del Presidente Anasf per l’area contrattuale e quella di vicepresidente della commissione Anasf per l’Osservatorio rapporti tra pf e società mandanti. Criscione, attualmente, è consigliere nazionale e fa parte della commissione contrattuale.

Dal 1977, anno della sua fondazione a oggi, l’Anasf è una realtà che è cresciuta costantemente. Cosa rappresenta oggi per i promotori finanziari?
L’associazione rappresenta circa 12mila promotori finanziari su un potenziale bacino di circa 24mila pf operanti per banche e sim del settore Assoreti. Dispone, quindi, di una rappresentatività del 50% della categoria, il che è un dato assai rilevante. Anasf, inoltre, è l’unica associazione che rappresenta soprattutto coloro che svolgono questa attività come lavoratori autonomi. Fatta questa premessa, mi chiedo come mai non tutti i colleghi associati capiscano l’importanza del ruolo della associazione. La risposta che mi sono dato è che l’Anasf non è sufficientemente incisiva e coraggiosa per tutelare e affermare la figura del consulente-promotore nei confronti del mercato e delle società mandanti.

Quali compiti e mission affiderebbe all’Anasf del futuro?
La valorizzazione del promotore-consulente che di fatto è la figura che oggi fa consulenza finanziaria ai risparmiatori in Italia. Va ribadito che la promozione non può esistere se prima non facciamo consulenza. Il collocamento è solo l’atto finale di un lavoro propedeutico di consulenza di alta professionalità che da sempre svolge il pf.  Sono sempre più convinto che servirebbe una campagna di immagine per la categoria e che andrebbe realizzata attraverso l’Apf, di cui è bene ricordare che l’Anasf è socio fondatore e conta per il 50%.

Tra contratto nazionale di categoria dei promotori finanziari, realizzazione dell’Albo unico dei consulenti finanziari e soluzione al problema Enasarco dei pf, quale preferirebbe realizzare e perché?
La soluzione di un tema è legata a quella all’altro, direi che sono tre fette della stessa mela. Ritengo che nell’immediato sia fondamentale per Anasf entrare nel Cda di Enasarco per capire cosa sta realmente accadendo nell’ente previdenziale e come sono realmente investiti i soldi versati dai promotori finanziari. Non va perduto di vista, però, l’obiettivo a tendere che è di creare una forma di previdenza complementare ad hoc per i pf.  Altro tema è quello dell’Albo unico, che va realizzato sì ma non a tutti i costi. Va assolutamente evitata la denominazione di “indipendenti” a chi svolge l’attività di consulenza finanziaria senza mandato perché provocherebbe un danno di immagine e concreto nei confronti dei consulenti abilitati all’offerta fuori sede, gli attuali promotori finanziari, distinguendo così sulla base di una etichetta tra consulenti di serie A e di serie B. E’ inaccettabile e, ripeto, va evitato.

A suo giudizio quale risultato concreto può raggiungere il prossimo decimo Congresso Anasf di Perugia?
Il mio è un auspicio e cioè che l’Anasf sia più presente sul territorio e soprattutto che il territorio diventi protagonista della vita associativa partecipando maggiormente alle decisioni dalla associazione. L’Anasf viene vissuta come una struttura verticistica troppo lontana dalla periferia. Mi auguro davvero che nel prossimo congresso emergano proprio dal territorio i nuovi dirigenti, espressione di un necessario e sano ricambio generazionale interno all’associazione.

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