Speciale elezioni Anasf – Tutele ed evoluzione della professione, il nostro impegno continua

PARLA MAURIZIO BUFI – L’ampio ciclo di interviste realizzate da Bluerating con i dirigenti che hanno fatto la storia dell’Anasf non può che concludersi con il presidente in carica dell’associazione di categoria dei pf, Maurizio Bufi (nella foto). Promotore finanziario di Sanpaolo Invest, Bufi ha iniziato l’attività proprio trent’anni fa, nel 1985, ed è iscritto all’Anasf dal 1986. Prima consigliere e poi coordinatore Anasf per l’Umbria, nel 1998 è stato eletto componente del consiglio nazionale. Dal 1992 al 2003 è stato commissario supplente per l’Albo dell’Umbria, nel 2006 è stato nominato coordinatore del comitato scientifico di Efpa Italia. Dal 2002 è nel comitato esecutivo dell’associazione, con la responsabilità dell’area formazione e successivamente dell’area rapporti con i risparmiatori. Nel 2010 Bufi è stato nominato vicepresidente e nell’ultima legislatura è diventato presidente di Anasf con delega all’area evoluzione della professione. Ecco le sue riflessioni sull’oggi e il domani dell’associazione.

Dal 1977, anno della sua fondazione a oggi, l’Anasf è una realtà che è cresciuta costantemente. Cosa rappresenta oggi per i promotori finanziari?

Credo che su questo ci sia una convergenza comune e condivisa da parte di tutti gli associati. Anasf oggi è il punto di riferimento per lo sviluppo della professione e lo è da quasi quarant’anni e ciò non solo nei confronti dei promotori finanziari associati ma anche dei non associati, di fatto rappresentando l’intera categoria di operatori attivi sul mercato. Che lavoriamo nell’interesse della categoria lo dimostrano due battaglie recenti, quella per non essere inseriti nell’organismo Oam nel 2012 e lo stesso complessivo progetto dell’Albo unico, con la realizzazione della Casa della Consulenza.

Quali compiti e mission affiderebbe all’Anasf del futuro?

La mission, che è già indicata nello Statuto e indirizza l’azione associativa, sinteticamente consisterà nella valorizzazione del nostro ruolo che avviene attraverso le tutele per i promotori finanziari nei confronti di diversi soggetti: società mandanti, regolatori e legislatori, italiani ed europei, fino ai risparmiatori. Una rappresentanza delle tutele, naturalmente, che andrà effettuata modulando l’approccio secondo le caratteristiche dei diversi stakeholder. L’altra mission fondamentale sarà di continuare a interpretare l’evoluzione della professione, con uno scenario normativo in continuo cambiamento. Un aspetto, questo, che negli scorsi anni ha caratterizzato in modo qualificante l’azione associativa.

Tra contratto nazionale di categoria dei promotori finanziari, realizzazione dell’Albo unico dei consulenti finanziari e soluzione del problema Enasarco dei pf, quale preferirebbe realizzare e perché?
Sono i tre fronti aperti e tutti importanti per la nostra categoria ma in ordine di preferenza metterei al primo posto tutto il processo che porterà all’Albo unico dei consulenti finanziari. Anche perché è collegato ai grandi temi dell’evoluzione dell’attività quali il recepimento Mifid 2 e la conseguente strutturazione della normativa secondaria, oltre che per il fondamentale cambio di denominazione da promotori in consulenti finanziari. La realizzazione dell’Albo unico rappresenterà una grande vittoria per l’associazione, significherà che è riuscita nel compito di far comprendere quanto la figura del pf in questi anni sia evoluta in direzione consulenziale. Certo, anche Enasarco è una priorità per noi al punto che siamo alla vigilia di possibili opportunità sulla governance dell’ente. Così come il contratto di categoria, un tema che merita maggiori riflessioni a livello congressuale, considerato come l’attuale richiamo al contratto collettivo degli agenti di commercio sia diventato assolutamente anacronistico.

A suo giudizio quale risultato concreto può raggiungere il prossimo decimo Congresso Anasf di Perugia?
Tutti i congressi rappresentano un passo in avanti nella storia dell’associazione oltre che un elemento di riflessione sulle linee guida fissate nei quattro anni precedenti. Occorrerà prima un sereno confronto tra i delegati, poi attuare una sintesi finale tra i diversi orientamenti che si traduca in nuove linee guida e, infine, individuare la classe dirigente chiamata ad attuare gli indirizzi politici.  Classe dirigente, che dal presidente alla squadra deve essere messa in condizione di poter esercitare le proprie funzioni, ovviamente in presenza di adeguate garanzie di rappresentanza per tutte le componenti dell’associazione, liberando la capacità di leadership necessaria perché l’azione associativa sia efficace in un contesto complesso come l’attuale.

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