UTILE IN CRESCITA – Utile in volata per Citigroup, che ha chiuso il secondo trimestre del 2015 con un profitto di 4,84 miliardi di dollari (1,51 dollari per azione), grazie a una decisa riduzione delle spese legali, al piano di riduzione dei costi e alla buona performance della divisione di consumer banking in Nord America. Nello stesso periodo dello scorso anno il risultato netto si era attestato a 181 milioni di dollari, 3 centesimi per azione, per effetto del patteggiamento con il dipartimento di Giustizia su possibili violazioni sui mutui prima della crisi finanziaria. Escludendo le voci straordinarie, l’utile è stato pari nel secondo trimestre del 2015 a 1,45 dollari per azione, meglio degli 1,34 dollari attesi dagli analisti. Piatto il fatturato a 19,47 miliardi di dollari, contro i 19,425 miliardi dell’anno scorso. Su base adjusted il giro d’affari è calato dell’1,5% a 19,16 miliardi, comunque meglio dei 19,11 miliardi attesi dagli analisti.
SPESE LEGALI – Le spese sono calate del 30% a 10,93 miliardi di dollari dai 15,52 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso. I costi legali e di riposizionamento, escludendo il patteggiamento da 3,8 miliardi dell’anno scorso, sono calate del 47% a 421 milioni di dollari, dagli 800 milioni del secondo trimestre 2014. Da segnalare che i ricavi legati alle attività di trading è calato meno dell’1% a 3,72 miliardi di dollari, dai 3,74 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso. James Forese, a capo della divisione di investment banking della società, aveva preannunciato risultati sostanzialmente invariati per il trading. I profitti di Citi Holdings, la “bad bank” in cui conflusicono gli asset in peggiori condizioni e che Citigroup intende vendere, sono balzati a 163 milioni di dollari, da un rosso da 3,49 miliardi di dollari dello stesso periodo dell’anno scorso. Citigroup prevede che Citi Holdings chiuda almeno in pareggio il 2015.