Ragaini: ecco perché ho lasciato Cesare Ponti per Banca Generali

La specializzazione del private ha imposto la focalizzazione sui reali bisogni di investimento dei clienti e sui servizi e gli strumenti in grado di realizzarli. Lo spiega a BLUERATING Andrea Ragaini, ex a.d. di Banca Cesare Ponti e da poche settimane in Banca Generali per guidarne la divisione di private relationship manager e la nuova direzione di wealth management (qui la notizia).

Cosa l’ha spinta a lasciare Banca Cesare Ponti per Banca Generali?
Nell’ultimo biennio il nostro settore ha vissuto una rivoluzione radicale i cui effetti si delineeranno ancor più nel prossimo futuro. Il private banking si arricchisce di nuovi contenuti, di nuovi servizi e di molteplici sfumature e impone investimenti, progettualità e mangerialità elevati che porteranno, a mio avviso, a una concentrazione futura del mercato a scapito di operatori non sufficientemente focalizzati e preparati a questo cambiamento.

Lei come vicepresidente di Aipb, come vede il futuro del settore nelle reti?
Non esistono a mio avviso dicotomie: il private si esplica e si definisce nel servizio alla clientela. La consulenza sul patrimonio supera i confini della diversificazione finanziaria di portafoglio e si allarga alla gestione complessiva della ricchezza familiare nelle sue diverse componenti immobiliari e industriali: inevitabile quindi che le competenze e la professionalità non si possano limitare a un semplice contratto ma debbano ricomprendere una ampia e sofisticata gamma di competenze, di strumenti e di servizi. L’amministratore delegato Piermario Motta e il condirettore generale Gian Maria Mossa, mi hanno dato fiducia intorno a un progetto che vuole valorizzare questo concetto di qualità di servizio per i nostri clienti.

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