Private banking, la rotta giusta si trova grazie ai modelli evoluti

Oggi è il 18 luglio e quando questo articolo sarà pubblicato avremo finalmente piena consapevolezza e conoscenza dell’esito della soluzione greca. È quindi evidente a tutti come sia difficile esporre alcune riflessioni sul wealth management in un momento di pieno caos dove i dati economici si alternano tra il positivo ed il negativo ed oscillano come un pendolo tra l’atteso e l’inatteso. In questo caos emerge in tutta la sua forza l’incapacità europea di lavare i panni sporchi in casa e di trovare una soluzione morale, politica ed economica accettabile per entrambe le parti, debitori e creditori. Questa incapacità a mio avviso spaventa più i mercati rispetto al rischio di un default greco.

1. Problema rimandato
Di fatto il default materializzerebbe l’incapacità stessa dell’Europa di trovare una propria visione univoca ed una propria dignità di Soggetto Economico in grado di competere con gli Stati Uniti, l’Asia, la Cina. L’accordo raggiunto di fatto, senza un intervento sullo stock di debito del Paese, rimanda il problema ai prossimi mesi, probabilmente dopo le elezioni in Spagna. Ad oggi il quadro che emerge è obiettivamente scoraggiante e questo non è un bene per i mercati finanziari. I mercati sono tornati sui livelli pre-abbandono del tavolo delle trattative da parte del governo greco e quindi sembrano aver metabolizzato anche questa breve ed intensa crisi estiva.

2. Nessun panico

Nella calura che avvolge l’Europa ed il nostro Paese è doveroso tuttavia temere eventuali temporali che possono portare sollievo sulle spiagge e tempeste sui mercati agostiani caratterizzati da minori volumi. Chiediamoci allora: cosa abbiamo imparato dalle ultime settimane? La reazione della clientela nella sostanza è stata molto ordinata e non si è assistito a scene di panico come nel 2011 o nel 2008 e questo è un risultato molto interessante che merita di essere approfondito. Certamente l’intensità è stata differente, ma a mio avviso vi sono altri fattori esplicativi che non erano scontati che hanno frenato l’espandersi del panico. Il primo elemento positivo è il diffondersi della cultura del wealth management. Dal 2009 infatti i mercati hanno vissuto complessivamente un trend positivo dei mercati azionari ed obbligazionari ed una ascesa irresistibile di molti mercati emergenti. I rendimenti dei titoli di stato prima e corporate dopo sono letteralmente crollati sotto il peso delle politiche espansive delle banche centrali e questo ha creato un contesto generalizzato di positività (con l’eccezione dell’autunno del 2011). La ricerca di nuovi margini ha spinto molti intermediari verso il wealth management, favorendo quindi la crescita del risparmio gestito e la creazione di nuove divisioni o strutture di private banking e quindi alla riportafogliazione di molti clienti attingendo dalle risorse interne. Ecco quindi che in molti casi si è assistito negli ultimi setto-otto anni alla creazione di nuovi private banker o wealt manager in generale con risorse giovani e quindi inesperte ad affrontare una crisi finanziaria violenta. Il fatto che non ci siano state scene di panico dimostra come, pur in presenza di risorse giovani e non ancora pienamente formate, la scelta di investire nell’industria del wealth management abbia premiato sia i clienti sia gli intermediari stessi.

3. Inesperienza, ma…
In questo contesto molti wealth manager hanno vissuto una breve ma intensa fase di propria emotività sia per la complessità politica della vicenda, sia per l’inesperienza. L’inesperienza di una parte dei banker deriva dall’età o dall’aver vissuto per la prima volta in prima linea una semplice crisi finanziaria. Pur in presenza di questa inesperienza l’adozione di modelli di servizio dedicati ha consentito ai nuovi wealth manager di beneficiare di supporti specialistici per affrontare la situazione e gestire commercialmente i clienti. Il costante flusso di informazione che le strutture centrali hanno diramato sulle reti con tutti i mezzi di comunicazione ha resto la crisi meno violenta. Pur in presenza di inesperienza ed emotività, i wealth manager hanno reagito in modo composto e limitato la tentazione della clientela di vendere tutto. Il secondo elemento che ha giocato un ruolo rilevante è insito nella tipologia di nuovi prodotti lanciati negli ultimi anni caratterizzati da tre aspetti: chiarezza nelle politiche di investimento in relazione all’orizzonte temporale, ampia delega nella gestione e quindi reale flessibilità dell’asset manager, gestione e controllo del rischio. La diffusione di questi prodotti nei portafogli dei clienti ha elevato la capacità di reazione dei risparmi alle condizioni esterne di mercato e quindi coloro che hanno subito una forte volatilità sono coloro che hanno ancora gestito i risparmi in modo autonomo, senza l’ausilio di un wealth manager e senza una corretta diversificazione. Questo punto a mio avviso è molto importante in relazione al costo dei prodotti di risparmio gestito ed alle future evoluzioni. La flessibilità ha un costo che il cliente paga in più rispetto ai fondi direzionali o agli etf, prodotti che impropriamente e spesso vengono analizzati come alternativa ai fondi, alle sicav o alle unit linked. Un etf ha un costo inferiore perché è passivo ed alloca il compito ed il rischio delle scelte in capo al cliente stesso. Quello che abbiamo imparato nelle ultime settimane è che il vero livello di rischio dei portafogli risiede nella formula VAR/Velocità dove la velocità di reazione ai mercati dipende dalla percentuale di prodotti ad elevata delega presenti nei portafogli dei clienti. A parità di VAR quanto più è elevata la componente di flessibilità, tanto minore è il rischio reale del portafoglio dei clienti.

4. Media meno spettacolare
Il terzo elemento di attenuazione è riferibile al ruolo dei media che a differenza del passato hanno commentato le dinamiche dei mercati in modo meno spettacolare ed allarmistico. Questo ha influito sulla percezione della clientela e quindi ha attenuto la propensione a vendere tutto ad ogni costo.

5. Contatto stretto e continuo

Tutto bene? Certamente no. La crisi greca seppur breve e non ancora dissolta ci ha insegnato che la vera essenza del wealth management è la gestione dell’emotività dei clienti attraverso un contatto stretto, continuo, veloce. Ma come realizzare questo contatto se il cliente lavora o è in viaggio? Ancora una volta la risposta è insita nei modelli di servizio evoluti che non tutti gli intermediari hanno adottato. La vicinanza si crea con il mandato per l’offerta fuori sede, con le proposte a distanza, con il supporto di consulenza tramite web e sistemi di video conferenza, con il mobile banking e le App per negoziare e riallocare in movimento. I modelli evoluti hanno un costo di sviluppo e mantenimento, ma nel futuro rappresenteranno un fattore critico di successo. Il grande trend dei mercati è finito e nei prossimi anni avremo mercati laterali e volatili dove la velocità di analisi, proposte e riallocazione sarà sempre più necessaria.

Nello Mascione è uno pseudonimo di un importante private banking

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