Consulenza: cresce la trasparenza sui costi, meno quella applicata ai rischi

VERSO LA MIFID 2 – La consulenza è destinata ad assumere un ruolo sempre più importante nel risparmio italiano. Complice la progressiva entrata in vigore della Mifid 2, che ha previsto un nuovo tipo di consulenza, quella indipendente, prevedendo inoltre la più completa disclosure nei confronti degli investitori in merito alla forma e alle caratteristiche della consulenza prestata agli investitori.

SERVIZIO DI CONSULENZA AVANZATO – Tutti i principali operatori bancari, le reti di pf e alcune sim indipendenti si sono attrezzate o si stanno attrezzando per offrire un servizio di consulenza avanzato a pagamento oltre a quello base, solitamente gratuito (ovvero, il cui costo è già calcolato in quello di distribuzione dei prodotti e dei servizi finanziari erogati), con caratteristiche peculiari per ogni operatore per quanto riguarda da un lato il tipo di investitori a cui si rivolge il servizio (differente in base a soglie di accesso legate alla dimensione minima dei patrimoni da affidare in advisory), dall’altro al pricing del servizio (prevale l’applicazione di commissioni in percentuale al patrimonio complessivo del cliente sotto advisory, ma non mancano commissioni fisse legate al numero delle consulenze prestate o forme miste).

LE COMMISSIONI – Mentre le commissioni applicate dai singoli intermediari possono variare in un range piuttosto ampio, dallo 0,1% al 2,2% delle masse sotto advisory, a volte anche in base all’asset allocation sottostante o ai differenti macro-obiettivi di rischio/rendimento dell’investitore, poche sono finora, almeno tra le banche, le proposte “fee only”. Ci sta pensando, per esempio, Banca Generali, che dovrebbe dare dal prossimo anno la doppia opzione se pagare solo il servizio di consulenza o un mix di commissioni su prodotti e servizio.

RIMBORSI – Peraltro quasi tutti gli intermediari prevedono già ora forme di rimborso, totale o parziale, delle commissioni di gestione o di collocamento percepite dall’intermediario stesso, a favore dei clienti che affidano i loro patrimoni a servizi di consulenza, così da ridurre il rischio di far pagare due volte le stesse commissioni. Se sull’aspetto dei costi del servizio la trasparenza sembra dunque guadagnare terreno, è l’aspetto relativo alla disclosure dei rischi che desta ancora qualche perplessità.

SPESE E IMPEGNI FINANZIARI – Dalle indagini ripetute in questi ultimi anni è sempre emerso come a fronte di informazioni relativamente accurate sul proprio reddito e sull’attività gli investitori sembrino restii a fornire a promotori e consulenti informazioni accurate sulle proprie spese e impegni finanziari. Gli stessi intermediari sembrano infatti non volere o sapere esplicitare chiaramente tutte le informazioni necessarie a comprendere appieno i rischi collegati agli investimenti proposti. Una lacuna che ci si augura venga colmata in tempi brevi.

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