Quella bomba chiamata CDS che conoscono in pochi

Domanda. Nonostante sia promotore finanziario, confesso di non aver compreso appieno il mercato dei Credit Default Swap. So bene cosa sono e come funzionano, ma mi manca il passaggio per cui sarebbero tanto pericolosi, intendo peggio degli altri derivati esistenti. Mi illuminate? G.C., Firenze

Risposta. I Credit Default Swap (CDS) sono contratti derivati che consentono di trasferire il rischio di credito di una determinata attività finanziaria da un soggetto che intende acquisire copertura dal suddetto rischio a un soggetto che intende prestarla. In parole povere, il loro prezzo evidenzia il costo dell’assicurazione per coprirsi dal rischio di default di uno Stato o di altro emittente. I contratti sono scambiati direttamente tra gli operatori, senza che ci sia una piazza di negoziazione e nemmeno un regolamento operativo vero e proprio. Non è possibile per i normali investitori negoziare i CDS per il semplice fatto che le transazioni avvengono per importi nominali molto elevati e non esistono istituzionali disposti a scambiarne piccole quantità col pubblico. Inoltre, per negoziare strumenti derivati tanto particolari occorrerebbe necessariamente essere classificati investitori professionali, dato che nessun intermediario vorrebbe assumersi responsabilità nei confronti dei clienti, e di clienti capaci di badare a sé stessi con simili derivati ne esistono davvero molto pochi. Il vero punto dolente è che, come per tanti altri strumenti, la finanza moderna ha finito per snaturare la funzione originaria dei CDS, trasformandoli in scommesse slegate dalla realtà che muovono cifre di danaro immense al di fuori delle casse di compensazione esistenti per altri derivati e i cui rischi ricadono sull’intero sistema. Oltre che a raccomandare ai comuni investitori di non basarsi troppo sui loro valori per verificare le probabilità attribuite al verificarsi dei dissesti dei vari emittenti di titoli, certamente è da auspicare un intervento normativo ai massimi livelli, che consenta di riportare i CDS il più vicino possibile alla loro naturale funzione. Le proposte non mancano, dall’istituzione di un cassa di compensazione cui tutti gli operatori dovrebbero versare i margini, in modo da evitare l’utilizzo di leve abnormi, alla regolamentazione specifica dell’operatività sulle “assicurazioni impossibili”, dato che non esiste al mondo alcun soggetto che possa realisticamente vendere delle coperture, per esempio, sull’evento di default degli Stati Uniti d’America o emittenti analoghi. Eppure c’è chi le vende, come pure chi le compra.

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