Caso banche, perché servono i pf

Cosa ci dimostra la nuova vicenda di risparmio tradito a proposito di CariChieti, CariFerrara, Cassa Marche e Banca Etruria? Quando realmente possiamo considerare effettiva la tutela del risparmio? Quali sono le condizioni che devono ricorrere? Le domande se le pongono in molti a cominciare dal mondo della consulenza finanziaria, evocata da tutti ma utilizzata da pochi. Ancora con le cicatrici degli scandali Parmalat, Cirio e Argentina si ha l’impressione che quanto accaduto nel mondo della finanza e dell’economia, con il fallimento di Lehman Brothers e la crisi che ne è derivata, non abbia insegnato nulla.

La verità è che le banche dissestate hanno venduto prodotti del tutto inadeguati a persone che forse non sapevano cosa compravano con conseguenze drammatiche. Sulla tutela dei consumatori si gioca la credibilità e la reputazione del sistema finanziario, che deve operare affinché i cittadini si sentano sicuri nell’investire. Questo è il senso di alcune dichiarazioni del Commissario Ue ai servizi finanziari, Jonathan Hill. Tutto giusto, tutto vero, ma facciamo qualche riflessione per mettere a fuoco il problema, che per buona parte è riconducibile alle responsabilità dell’offerta ed in parte minore a quella della domanda. Come ho detto, la vicenda è complessa e qui intendo soffermarmi solo su alcuni aspetti che hanno a che vedere con l’applicazione delle regole e con i comportamenti degli operatori coinvolti e dei risparmiatori.

Occorre riconoscere che c’è bisogno di consulenza in Italia e che sono ancora pochi gli operatori qualificati che si possono fregiare di questa peculiarità (come sono ancora pochi gli investitori che se ne servono, anche se in crescita). Tra questi, nella stragrande maggioranza dei casi, ci sono gli attuali promotori finanziari, che a breve vedranno finalmente riconosciuta questa caratteristica, anche formalmente, con il cambio di denominazione in consulenti finanziari, abilitati al collocamento fuori sede. Occorre anche riconoscere che finché nelle banche vigerà un conclamato sistema di incentivazione delle vendite con budget imposti dalle direzioni commerciali, scaricato sugli sportellisti e sugli impiegati, magari improvvisati consulenti per logiche di puro business, che ci mettono la faccia, non ci sono regole che tengono, a cominciare dalla Mifid e dal suo approccio dirigista alla gestione del rapporto con la clientela.

di Maurizio Bufi – presidente Anasf

L’INTERVENTO COMPLETO DI BUFI SU BLUERATING GENNAIO 2016

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