Foti: continueremo a crescere anche nel 2016

INTERVISTABluerating.com ha intervistato Alessandro Foti (nella foto), amministratore delegato di FinecoBank, per commentare i lusinghieri risultati di raccolta netta e crescita del patrimonio dell’istituto del gruppo Unicredit, oltre che per capire gli obiettivi a tendere di un operatore di punta in un mercato sempre più orientato alla consulenza finanziaria di qualità. E a come affrontare un anno con mercati azionari depressi e rischio terrorismo che incombe. 

Foti, il 2015 è stato il miglior anno della storia per FinecoBank. Raccolta netta record e patrimonio cresciuto a livelli altissimi. A quali fattori è dovuto un risultato così eclatante?
I fattori sono chiari e sono collegati a due trend strutturali fortissimi che stanno ridisegnando la società italiana. Mi spiego: gli italiani hanno realizzato, anche attraverso esperienza dolorose, che serve consulenza finanziaria. Cosi come ho una problema giuridico o fiscale serio e mi rivolgo a un avvocato oppure a un commercialista, se ho un problema di come investire il mio denaro ebbene devo affidarmi a persone esperte e preparate proprio perché si tratta di un argomento complesso. Dobbiamo ricordarci che gli italiani sono seduti su un patrimonio finanziario di circa 4.000 miliardi di euro, stiamo parlando di quasi il doppio del debito pubblico italiano che è a quota 2.200 miliardi. Il tasso di risparmio delle famiglie italiane continua a essere elevato essendo pari al 12 per cento del reddito disponibile. Per organizzazioni come Fineco, il cui dna è appunto basato sulla consulenza, questa è una opportunità fortissima. Altro aspetto è quello della digitalizzazione. L’Italia sta superando il gap con gli altri Paesi, essendo tra i più grandi utilizzatori di smartphone e tablet. E anche questo è un altro vantaggio per Fineco che nasce digitale. Dunque, siamo ottimamente attrezzati per catturare questi due macro trend. 
Confermarsi non è mai facile. Quali sono i vostri obiettivi per il 2016 e come pensate di raggiungerli?
Chiaramente rimaniamo positivi sul 2016, la nostra crescita è basata su questi trend strutturali di cui si diceva e che sono destinati a continuare. Che numeri produrranno? Difficile dirlo, dipenderà ovviamente anche dall’andamento dei mercati. Continueremo ad andare avanti con il nostro approccio di grandissima attenzione al cliente che ha determinato grandi risultati, come testimoniano i nuovi asset entrati grazie al passa parola dei clienti. E poi continueremo a investire nella formazione e nello sviluppo della nostra rete di promotori finanziari. 
Reclutamento o acquisizione di altre reti per crescere?
Nessuna delle due. Il grosso della nostra raccolta è stata fatta in maniera organica tramite la rete in essere. Sono i nostri pf che hanno acquisito nuovi clienti o nuovi asset da vecchi clienti. Stimiamo che tra l’80-85% della raccolta netta conseguita lo scorso anno derivi da questo fattore. Il reclutamento, quindi, ci interessa perché consente di aumentare la cilindrata della nostra macchina ma ci interessa ancora di più continuare a essere in grado di crescere con la struttura attuale. Non abbiamo, invece, alcun progetto di acquisizione di altre reti.
FinecoBank è storicamente la rete che ha cavalcato meglio il business della consulenza finanziaria a pagamento. Quali sono oggi le dimensioni del servizio offerto dalla vostra banca? Gli italiani sono finalmente pronti a pagare la fee di consulenza?
A giudicare dai nostri numeri direi proprio di sì. Il nostro servizio di consulenza fee only Advice ha superato i 4 miliardi di euro di masse. Considerato che il patrimonio medio è intorno ai 250mila euro il calcolo è semplice: sono 16mila i clienti che lo utilizzano. Si tratta di un servizio rivolto fondamentalmente a clientela di fascia alta, dall’affluent in su. Questo mi consente di dire che è arrivato il momento di sfatare il mito degli italiani che non vogliono pagare la consulenza come servizio separato. Di fronte a servizi di livello, forniti e prezzati in maniera corretta, il cliente non ha alcuna difficoltà a pagare per il servizio. 
In mercati finanziari azionari difficili come gli attuali quali indicazioni state dando ai promotori finanziari per realizzare le asset allocation dei clienti?
Noi partiamo dal presupposto che è praticamente impossibile prevedere come andranno domani i mercati. Per questa ragione spieghiamo ai promotori, come l’esperienza insegna, che i clienti vanno aiutati a individuare correttamente il loro orizzonte temporale, i loro obiettivi, senza farsi distrarre dalla volatilità che i mercati puntualmente presentano. In passato siamo passati attraverso livelli dei mercati azionari ben più catastrofici degli attuali che poi hanno continuato nel loro processo di crescita. 
Quanto può pesare il rischio terrorismo sull’andamento dei mercati e quindi degli investimenti finanziari?
Non in maniera determinante. Nel malaugurato caso si concretizzasse potrebbe semmai amplificare la volatilità a breve. Ricordo che, dopo il terribile attentato alle Torri Gemelli e l’attacco al cuore della prima economia mondiale, le Borse ebbero nell’immediato forti ribassi per poi riprendersi brillantemente. Ribadisco: il risparmiatore deve imparare a pianificare secondo obiettivi di lungo termine, rimanere nelle asset allocation costruite senza farsi condizionare dalla volatilità di breve periodo. I portafogli, inoltre, devono essere costruiti all’insegna della più ampia diversificazione. Ecco perché – e concludo – ci vuole consulenza finanziaria di qualità. Come quella offerta da FinecoBank. 

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