Ubi Banca, il tribunale di Brescia respinge il ricorso di Jannone

LA DECISIONE – Il tribunale di Brescia ha respinto l’azione promossa da Giorgio Jannone e da altri otto soci, che avevano chiesto l’annullamento della delibera del 20 aprile 2013 con cui l’assemblea dei soci di Ubi Banca aveva nominato il consiglio di sorveglianza attualmente in carica. Lo ha fatto sapere lo stesso istituto in un comunicato, in cui si precisa che con la medesima sentenza il tribunale di Brescia ha rigettato la domanda di risarcimento del danno formulata dagli attori e li ha condannati alla refusione delle spese di lite a favore di Ubi Banca.

IL COMMENTO DI JANNONE – In una nota emessa poco dopo la pubblicazione della sentenza, l’Associazione Azionisti di Ubi Banca guidata da Giorgio Jannone ha fatto sapere: “Accettiamo di buon grado la sentenza del tribunale di Brescia che respinge la richiesta di annullamento dell’assemblea dei soci di Ubi Banca del 2013, sentenza giunta peraltro a ridosso della nuova assemblea dei soci del 2016. Tra poche settimane l’assemblea di Ubi sarà comunque chiamata a rinnovare i vertici dell’istituto e, quindi, “i tempi della giustizia”, connessi alla atavica limitatezza delle risorse a disposizione della magistratura, avrebbero comunque reso il nostro ricorso, di fatto, del tutto inutile. Nel merito”, prosegue la nota, “il tribunale di Brescia ha rilevato la carenza di legittimazione della nostra azione ed è indubbio che, sebbene il nostro ricorso rappresentasse un numero di azioni sufficiente, mancasse il requisito numerico dei soci previsto per le cooperative essendo solo nov i soci proponenti contro i 26 richiesti secondo l’interpretazione del giudice (sebbene in contrasto con gli 87 richiesti dalla banca) . Per questi motivi, accettando e non commentando, come sempre con il dogma del massimo rispetto, ogni decisione della magistratura, sia essa favorevole o contraria, non proporremo alcun appello contro la sentenza del Tribunale di Brescia, confermando nel contempo che l’assemblea dell’Associazione dei Soci di Ubi Banca ha conferito mandato al presidente Jannone affinché chieda la costituzione di parte civile in tutti i giudizi pendenti in sede penale presso le Procure della Repubblica di Bergamo, di Milano, di Cuneo, di Pisa”.

LA VICENDA – La vicenda risale appunto al 2013, quando per il rinnovo del consiglio di sorveglianza di Ubi Banca si presentarono tre liste, come ricorda il Corriere della Sera: quella del presidente Andrea Moltrasio, “Ubi Banca ci siamo!” guidata da Jannone e “Ubi, Banca Popolare!” capeggiata da Andrea Resti. In assemblea Jannone ritirò la propria lista e appoggiò la terza, ma la mossa non servì a prendere il comando del consiglio, che restò nelle mani dei vertici uscenti con 7.318 voti su 13.559. Jannone decise quindi di presentare un esposto alla Banca d’Italia, alla Consob e alla procura denuncia presunte irregolarità: da qui partirono i due filoni di indagine della Finanza (pm Fabio Pelosi), che ha rivoltato come un guanto gli uffici della banca. Uno di questi puntava il faro proprio sull’assemblea del 2013, con l’ipotesi che una parte dei voti fosse stata pilotata attraverso il meccanismo delle deleghe in bianco.

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