Contratti di associazione in partecipazione? Meglio che il consulente rifiuti

Domanda. Ho da poco partecipato alla presentazione della società inglese Compendium Value, vi allego la brochure che mi è stata rilasciata. Dovrei essere allettato dalla possibilità di offrire ai miei clienti degli investimenti diversi dai soliti, oltre che dalle provvigioni che vanno dal 6% al 10%, ma ho forti dubbi su questa iniziativa. Che ne pensate?

F.C., Roma

Risposta
. Le perplessità del consulente sono legittime. Il prodotto di punta, come viene definito, è Compendium Value. Dalla brochure e dalla descrizione nel sito web, non molto dettagliate nonostante siano rivolte a professionisti, si arriva a comprendere che si tratta di contratti di associazione in partecipazione o qualcosa di analogo incentrati nei settori dell’oro, delle pietre preziose e delle materie prime. (http://www.compendiumvalue.net/it/proposals/) “Compendium Value, con i suoi partner, ha messo a punto una esclusiva strategia che permette ai soci di poter partecipare al ciclo industriale della lavorazione delle commodities, avendo protezione del capitale ed elevato rendimento su soluzioni di impiego a medio e lungo termine” mediante la “possibilità di entrare in joint venture con veri partner industriali e di partecipare così alla creazione di valore realizzata da tutta la catena produttiva, e che va dall’estrazione e produzione delle commodities fino alla loro vendita a clienti istituzionali e industriali”. Si parla di protezione del capitale, ma in un’altra sezione si afferma che vi sono rischi correlati a investimenti internazionali e globali (specialmente in mercati in via di sviluppo), a investimenti in società di piccole dimensioni limitate a un unico settore di business. I contratti di associazione in partecipazione  o analoghi rientrano a pieno titolo nella categoria dei prodotti finanziari, come previsto dal Testo Unico della Finanza all’articolo 1, comma 1, lettera u, dove si considerano “prodotti finanziari” sia le figure “tipizzate” degli “strumenti finanziari”, sia “ogni altra forma di investimento di natura finanziaria” vale a dire un investimento dove sono contemporaneamente presenti un impiego di capitale, un’aspettativa di rendimento di natura finanziaria e l’assunzione di un rischio direttamente connesso e correlato all’impiego di capitale. In questi casi, per vendere al pubblico occorre seguire tutte le regole di legge. Nella brochure, come nel sito internet di Compendium Value Limited, si trova l’indicazione che le informazioni si rivolgono soltanto ad investitori professionali e ad intermediari finanziari e che non riguarda il pubblico al dettaglio. Negli incontri di presentazione, però, viene prospettata la possibilità di vendere i prodotti ai propri clienti, tra l’altro con provvigioni elevate che come il lettore ha detto vanno dal 6% al 10%. La proposta appare molto generica, i rischi,- per forza di cose elevati considerata la tipologia di investimento- non sono evidenziati come dovrebbe essere. Ce n’è abbastanza, insomma, per declinare le offerte che dovessero pervenire da parte di qualche venditore prima che la Consob arrivi a sospendere prima e a vietare poi l’offerta per mancanza delle previste autorizzazioni. Chi intendesse vendere questi certificati senza essere iscritto all’albo dei consulenti finanziari (Ocf) deve anche rendersi conto di commettere i reati di abusivismo finanziario e di quelli legati alla normativa anti-riciclaggio. I consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede devono prestare ancora più attenzione perché, oltre i reati di cui sopra, sussiste la responsabilità in solido della società mandante per i danni provocati a terzi, e in tal caso è sicuro che sarebbe esercitata la rivalsa sul venditore. Per non tacere dei provvedimenti disciplinari che di sicuro verrebbero assunti nei loro confronti.
 

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