Megale (Progetica): “Un algoritmo non può prestare consulenza”

SENSO DELL’ADVICE – Sembra che la comunità finanziaria abbia inopportunamente accettato l’idea che i cosiddetti robo-advisor possano prestare consulenza e addirittura celebri “i numerosi benefici per i consumatori…”. Ciò accade perché si è perduto il senso e il significato della consulenza. Una delle sue caratteristiche è il rapporto bilaterale e personalizzato tra il consulente e il cliente. Anche ammettendo che possa considerarsi bilaterale”una interazione tra un umano e un algoritmo, è difficile che tale relazione possa essere qualificata come personalizzata in quanto ciò richiede che il consulente adatti il rapporto alle esigenze e necessità, anche comunicative, dell’utente con una scoperta personale che nessun algoritmo può assicurare. Un robo-advisor non è altro che una calcolatrice finanziaria molto sofisticata, un software denominato suggestivamente.

PIANIFICAZIONE FINANZIARIA – È solo un supporto decisionale che assiste un utente fai da te attribuendogli le responsabilità che dovrebbero essere proprie di un consulente professionale e facendosi pure pagare per questo. Inoltre un algoritmo può essere solo conforme alle norme e per questo motivo è amorale, in quanto non può considerare la zona grigia, oltre la legalità, dei dilemmi etici non prevedibili della consulenza. Infatti un robo-advisor non potrà mai ottenere la certificazione alla norma tecnica Uni Iso 22222 della “Pianificazione finanziaria, economica e patrimoniale personale”, proprio perché è assente la componente umana che assicura l’esercizio dei principi etici della professione. Le parole sono importanti. Per rispettare la dignità della professione sarebbe opportuno non utilizzare il termine “consulenza” nel caso di un robo-advisor.

Gaetano Megale
presidente di Progetica

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