Crescere sotto pressione, la sfida per l’industria finanziaria

CONTESTO COMPLESSO – Un contesto che vede pressioni sui ricavi  e un rallentamento della crescita, ponendo quindi nuove sfide sia per il settore dell’asset management che per quello del wholesale banking: è quello che emerge dal rapporto annuale “Wholesale Banks & Asset Managers” a cura di Morgan Stanley e Oliver Wyman, che quest’anno si intitola  “Winning Under Pressure”. Ecco di seguito le principali evidenze emerse dal rapporto.

CONSEGUENZE PER L’ASSET MANAGEMENT –  Nel settore, spiega il report, la crescita dei ricavi è stata nel 2017 solo dell’1% più veloce rispetto a quella dei costi, nonostante un anno stellare per la crescita della raccolta gestita. Non ci aspettiamo che la pressione sulle commissioni si riduca e ciò, insieme a ricavi di mercato più bassi, impone di affrontare il tema dei costi. Nel peggiore degli scenari potrebbe essere necessaria una ristrutturazione ancora più radicale. Sul fronte della distribuzione, pur essendo incerti gli esiti e prevedendo un’alta variabilità regionale, crediamo che l’emergere di un marketplace stile Amazon sia una possibilità concreta. Ciò comporterebbe una spinta verso il pricing della gestione attiva sul modello di Vanguard, e un calo stimabile in almeno il 50% per gli introiti del settore. A breve termine l’attenzione in ambito tecnologico e nel data management dovrebbe essere focalizzata nella gestione dei costi. La gestione dei dati, ad esempio, costituisce ancora il 10-20% dei costi. Stimiamo che l’automazione e l’outsourcing possano tradursi in risparmi fino al 30% per il settore, con un panorama di venditori più maturo e potenziali soluzioni “greenfield” che potrebbero portare ad una maggiore attività.

GENERARE ALPHA – I player top performer continuano ad attirare nuovi flussi e riescono a resistere alle pressioni sulle commissioni, obbligando gli asset manager a cercare tecniche per aumentare la generazione di alpha. Lo sfruttamento dell’intelligenza artificiale o l’acquisto di banche dati proprietarie potrebbero costituire delle iniziative efficaci, ma la proliferazione di dati e algoritmi sta mettendo costantemente a rischio questa opportunità. Se investire in quest’area favorirà naturalmente chi ha più possibilità di spendere, crediamo che il successo in questo campo non sarà legato solo a questo, ma in definitiva richiederà di possedere una serie di altre competenze. Applicazioni di breve termine nell’utilizzo dei dati potrebbero essere finanziariamente più redditizie nella distribuzione. La nostra ricerca mostra come i gestori più grandi risentano di minori uscite di masse nei prodotti di gestione attiva, grazie allo sfruttamento di  economie di scala nella distribuzione. Notiamo anche come le società più grandi siano più efficaci nel modificare o diversificare il modello di business. Tuttavia, la tecnologia potrà indebolire  il vantaggio delle economie di scala nella macchina operativa, aprendo nuove opportunità per modelli di business alternativi. L’evoluzione tecnologica avrà diverse importanti  implicazioni, ma nel lungo termine cambierà soprattutto la composizione della forza lavoro del risparmio gestito. L’automazione e l’esternalizzazione delle competenze, in particolare, dovrebbero tradursi in riduzioni del personale, ma richiederanno anche una riqualificazione fino al 40% della forza lavoro, oltre a una forte leadership gerarchica da parte dei CEO.

 

CONSEGUENZE PER IL WHOLESALE BANKING – Spinti da un ritorno della volatilità e da una robusta crescita macroeconomica, crediamo che i guadagni del settore cresceranno fino al 5% nel 2018, ma poi rallenteranno fino al 3% all’anno verso il 2020. Mentre le riforme nella tassazione USA, le agevolazioni sul capitale e nelle regolamentazioni si riveleranno positive per il RoE, crediamo che la lotta per le porzioni di mercato si intensificherà. Crediamo che il portafoglio istituzionale vada incontro a circa 15-25 miliardi di dollari di pressione strutturale dovute alla migrazione a strumenti passivi, al consolidamento del mercato, alla digitalizzazione e al frazionamento, limitando la crescita a medio termine a un 2% all’anno. Al contrario, stimiamo che il portafoglio corporate crescerà del 4% all’anno e sarà più resiliente, anche se gli alti costi hanno trascinato nel 2017 i ricavi del settore al di sotto del costo del capitale Lo sforzo da parte delle banche di monetizzare i dati ha avuto finora risultati ambigui. Crediamo che le banche dovrebbero imparare dalle Big Tech a strutturare proposte che mettano insieme dati e funzioni, e che si occupino dei problemi dei clienti da una prospettiva più ampia, come l’implementazione dell’outsourcing o l’analisi dei rischi per i clienti istituzionali, e soluzioni di gestione della tesoreria per le aziende.

INVESTIRE IN TECNOLOGIA E INNOVAZIONE – Stimiamo che i principali player stiano spendendo di più dei loro rivali più piccoli in innovazione, fino a 3 volte tanto. Ma non conta solo la spesa – concentrazione e disciplina nell’esecuzione sono fondamentali per fare sviluppare le iniziative. Con una spesa tecnologica complessiva che oggi corrisponde al 15-20% delle entrate, sarà cruciale gestire la transizione verso un’architettura modulare e verso un modello agile di erogazione dei servizi. Mentre le banche ripensano il loro business incentrandolo su tecnologia e dati, dovranno definire anche un nuovo modo di gestire i talenti – con uno spostamento di circa il 30% dai ruoli tradizionali a quelli specializzati nella tecnologia e nell’analisi quantitativa. Riteniamo che sarà necessario pensare ad una nuova value proposition per i dipendenti, in un mondo di crescente competizione per acquisire i migliori talenti. Crediamo che i grandi player, le grandi franchise specializzate nel corporate, così come i player specialisti, siano ben posizionati. Le differenze regionali sono sempre più nette: negli ultimi 5 anni la quota dei ricavi delle grandi banche USA è cresciuta di 9 punti percentuali, e la riforma fiscale rafforza ulteriormente il loro vantaggio. Ciò, a nostro parere, solleva questioni importanti per la politica europea in merito alla futuro assetto del settore bancario wholesale, in particolare in relazione alla Brexit e consolidamento transfrontaliero.

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