Portugal Telecom, le banche dovevano informare

Ho un cliente incappato nel concambio Portugal Telecom e lamenta l’assenza di informazioni della banca. Può rivalersi?
E. T., Bologna

Le banche hanno molto da farsi perdonare. Il concordato del gruppo Oi Brasil, che è debitrice per le obbligazioni Portugal Telecom nonostante abbia in passato ceduto l’azienda, è stato avviato nell’estate di due anni fa. La procedura è andata avanti tra alti e bassi fino a dicembre scorso, quando un’assemblea di creditori ha deliberato una ristrutturazione che prevedeva il concambio in titoli senza cedola a 25 anni a meno che il credito non fosse stato individualizzato dal Tribunale. In tal caso si sarebbe potuto optare per due soluzioni migliori, rispettivamente destinate a nominali da 750mila dollari Usa in su oppure inferiori. Le banche hanno ricevuto le comunicazioni dei
trustee (i rappresentanti dei creditori) tramite i sistemi di gestione accentrata che fungono da depositario centrale ma non hanno avvisato la clientela nonostante fossero in questo obbligate dall’articolo 1838 del codice civile per
provvedere alla tutela dei diritti inerenti ai titoli in deposito. Ci sono dei precedenti, come Bank of Ireland, dove a cambiare è la casistica: nel caso di Oi Brasil un concordato, mentre allora si trattava di vere offerte di scambio. Che la
Consob considerò l’informativa come un preciso dovere nei confronti dell’investitore. Ci sono i presupposti per rivolgersi all’Acf.

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