Consulenti, come vivere di rendita: atto V

Nella scorsa puntata (cliccare qui per leggerla tutta) abbiamo suggerito, per impostare opportunamente il piano di investimenti, di suddividere il patrimonio finanziario a disposizione in due parti

  1. la liquidità e gli investimenti finanziari prontamente liquidabili (anche il TFR può entrare in questo ambito in quanto disponibile quando si smette di lavorare)
  2. gli accantonamenti di lungo termine dall’altro (per esempio fondi pensione, polizze vita)

La prima parte è essenziale per colmare il gap di fabbisogno fra il momento in cui si smette di lavorare e il momento della pensione. Questo periodo è il più delicato sia economicamente sia psicologicamente perché improvvisamente viene a mancare in tutto o in parte il contributo della propria principale attività lavorativa. È molto spesso necessario in questa fase pianificare un periodo di decumulo del proprio patrimonio finanziario che, se ben progettato, diventa l’asse portante del progetto.

Va trovato un equilibrio fra esigenze spesso contrapposte. Le variabili da prendere in considerazione sono:

  • Tenore di vita desiderato
  • Periodo temporale da coprire
  • Rendimento atteso del portafoglio, e sua volatilità
  • Capitale residuo desiderato al momento del pensionamento

Gli investimenti dovranno prevedere investimenti azionari e obbligazionari in proporzioni diverse a seconda dell’avanzare dell’età secondo la logica del lifecycle, e una buona quota di strumenti con pagamento di cedole o dividendi periodici. Questo perché, indipendentemente dalla redditività degli investimenti sottostanti, è psicologicamente più gratificante osservare che il proprio portafoglio genera della liquidità immediatamente disponibile per coprire il proprio fabbisogno piuttosto che essere costretti a corposi disinvestimenti per finanziare il proprio tenore di vita. Sono necessarie diverse simulazioni prima di trovare la combinazione ottimale e l’assetto degli investimenti va rivisto ogni 18-24 mesi.

Se si è fatto tutto bene, si arriverà all’età della pensione in cui il gap fra tenore di vita e introiti tenderà a ridursi o a chiudersi del tutto, e la pianificazione effettuata in precedenza dovrebbe consentire una serena prosecuzione per lo meno fino al momento dell’età della cosiddetta «speranza di vita».

Successivamente si entra in un «territorio inesplorato» che può durare anche molti anni e per il quale occorre essere preparati anche finanziariamente. La vita media infatti tende ad allungarsi continuamente e non si può non mettere in conto la possibilità di sopravvivenza anche molto oltre l’età indicata dalle tabelle statistiche.

L’esigenza in questo caso è quella di garantirsi una sopravvivenza senza ulteriori rischi per coprire le inevitabili esigenze di assistenza e cura di cui si necessita nella quarta età e per le quali la pensione potrebbe non essere sufficiente. La soluzione migliore in questo caso sono le polizze di pura rendita sottoscrivibili anche in età avanzata, e anzi da suggerirsi proprio in questa fase della vita.

Occorre versare un premio assicurativo in unica soluzione, che può essere una parte del patrimonio residuo a disposizione che si pensava di trasmettere agli eredi. A seconda dell’ammontare del premio e dell’età dell’assicurato, sarà corrisposta una rendita mensile vita natural durante, che coprirà pertanto qualunque periodo di sopravvivenza futura senza più rischi a carico dell’assicurato.

A cura di Gianni Lupotto ALFA Consulenza Finanziaria

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