Tutte le vie dell’innovazione di prodotto

Di fronte a mercati colpiti da grande incertezza e volatilità, Vittorio Ambrogi, responsabile per l’investment management di Morgan Stanley per il Sud Europa, intervistato da HEDGE, ha tracciato un quadro poco esaltante dell’industria dei fondi, pensando che per risollevarsi dalla crisi sia necessario scommettere su prodotti innovativi e originali, attuare strumenti di ricerca affidabili per individuare nuove opportunità di investimento e sfruttare mercati inesplorati ma con un forte potenziale di crescita.

Le turbolenze sui mercati hanno provocato non poche difficoltà anche per i fondi. Ci può tracciare un bilancio del primo trimestre 2008?

E’ stato un periodo difficile per tutti gli operatori del settore. Per quanto ci riguarda abbiamo registrato i maggiori deflussi sui fondi equity, che sono stati i più colpiti dalla crisi dei mercati finanziari, dove la forte volatilità l’ha fatta da padrona. Nonostante ciò abbiamo ottenuto dei risultati soddisfacenti su quei prodotti con un profilo di investimento più conservativo e decorrelato, come quelli a ritorno assoluto sulle currency (che hanno saputo reggere l’onda d’urto provocato dai subprime) e sulle commodity (forti dell’elevata domanda di materie prime e prodotti agricoli) e sui convertibili (che hanno avuto il ruolo di strumento sicuro e protetto).

Quali prodotti e strategie avete in mente per rispondere a una crisi di tale entità?

Stiamo lavorando per arricchire e completare l’offerta della Sicav con prodotti nuovi, innovativi e molto competitivi, come strategie alternative di tipo Global tactical asset allocation, che sono market neutral e decorrelate rispetto agli andamenti dei mercati e gli Active extension, spesso definiti anche 130/30, che stanno diventando sempre più popolari non solo a livello globale, ma anche in Europa e in Italia, con lo spostamento del focus da prodotti a gestione passiva e azionaria attiva long-only verso prodotti che offrono l’opportunità di una crescente generazione di alpha.
Riteniamo, inoltre, che nei prossimi mesi sull’equity, tenuto conto delle performance particolarmente negative registrate da inizio anno, potranno esserci nuove e interessanti opportunità di investimento.

A febbraio avete lanciato sul mercato European Optimised Research Extension. Può descriverci meglio le caratteristiche di questo prodotto e i motivi che vi hanno spinto a proporlo?

Si tratta di un fondo azionario che si caratterizza per l’applicazione di tecniche quantitative per realizzare un ritorno di lungo periodo superiore all’indice MSCI Europe, prendendo posizioni lunghe e corte sul mercato azionario europeo e sugli indici azionari. La previsione di alpha è generata da un modello quantitativo, il rischio è analizzato e monitorato attraverso un modello di analisi dei fattori di rischio, mentre il portafoglio viene ottimizzato sulla base di un tracking error target e con applicazione della leva. Crediamo, inoltre, che il processo di investimento innovativo, caratterizzato da ampia liquidità e trasparenza rispetto a molte strategie alternative, rappresenti indubbiamente un plus.

Recentemente avete stretto una collaborazione con la business school Edhec. Che caratteristiche avrà questa collaborazione?

Abbiamo creato una nuova cattedra di ricerca intitolata “Financial Engineering and Global Alternative Portfolio for Institutional Investors” che prevede un progetto di ricerca su un arco temporale di 3 anni. Il team Edhec, guidato dal direttore scientifico del centro, Lionel Martellini, ricercherà nuove vie per migliorare l’innovazione finanziaria attraverso l’ingegnerizzazione di soluzioni alternative per portafogli istituzionali. Lo studio mira a comprendere se e come le strategie d’investimento alternative, quali hedge fund, commodities, immobiliare e private equity, possano essere utili tanto nella componente core che satellite di un portafoglio. Inoltre, indagherà su dove queste strategie possono potenzialmente portare benefici di beta e alfa, posto che il loro impatto in termini di rischio assoluto e relativo sia valutato correttamente.
 
Ad aprile il comparto della Sicav Emerging Europe, Middle East and North Africa è diventato Emerging Europe, Middle East and Africa. Quali sono le nuove aree di investimento e come pensate di procedere?

I paesi africani stanno vivendo un periodo di importanti riforme economiche. Sulla scia degli elevati prezzi delle commodity, l’Africa sta registrando una crescita molto più rapida rispetto agli ultimi decenni.
I nostri gestori si sono concentrati in particolare su Nigeria e Sud Africa. Da una prospettiva top-down, l’economia nigeriana rappresenta un potenziale candidato all’investimento, poiché negli ultimi anni ha registrato un’espansione vigorosa e prevediamo che la forte crescita del Pil prosegua anche quest’anno, con un incremento sia dei consumi privati sia della spesa pubblica.

Da una prospettiva bottom-up, invece, il Sudafrica presenta il mercato più grande e sviluppato e offre opportunità uniche su alcuni titoli selezionati che beneficiano della crescita degli utili prodotti in altri paesi africani. La filosofia e il processo di gestione del rischio sono rimasti gli stessi. Il benchmark è diventato il MSCI Europe, Middle East and Africa (EMEA).

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