La fedeltà non ci basta

Come mai questa decisione dirompente?
Puntiamo a creare insieme con l’altro gruppo aziendale (e i colleghi non iscritti ad alcuna delle due citate rappresentanze) un’unica “casa comune”. Noi iscritti all’interaziendale siamo consapevoli di essere la parte minoritaria, in termini numerici, però siamo anche consci di essere la parte storica, quella che forse possiede maggiore esperienza. La difficoltà più grande resta l’unire valori differenti che animano i due gruppi. Noi ci siamo sempre posti in maniera critica nei confronti della compagnia, loro, l’altro gruppo, hanno assunto atteggiamenti più assertivi, confidando nel senso di integrazione con la compagnia, come strumento di risoluzione dei problemi. Alla nostra assemblea abbiamo lanciato un segnale chiaro e innovativo, quello di rinunziare a nominare il nuovo presidente: mi sono dimesso con la motivazione che non ha senso in un mercato che presenta sfide di ampia portata stare a negoziare interessi relativamente piccoli.
In che modo quindi pensate di procedere?
Credo che già l’idea di gruppo aziendale vada rivista, alla luce di tutte le tematiche che interessano il mondo assicurativo oggi. Il gruppo aziendale è un abito fin troppo stretto: se poi in una compagnia di medie dimensioni come la nostra gli agenti si dividono in due o tre sezioni, il senso non lo ritrovo più. Per questo abbiamo voluto lanciare un monito forte al mondo Sara per ritrovare momenti di coesione per tutta la rete. E devo riconoscere di aver riscontrato, nel dibattito e nel documento programmatico del congresso di Tivoli dell’altro gruppo, una traccia di disponibilità iniziale.
Quello che ci muove è trovare a breve un percorso comune che ci porti ad avere una giunta e un presidente rappresentativo di tutti, sia del nostro gruppo, sia dell’altro, ma anche di coloro che non aderiscono a nessuno dei due.

E verso la compagnia qual è l’atteggiamento oggi?
Siamo sempre interessati alla possibilità di un confronto, ovviamente sempre su basi di una sana dialettica. Non vogliamo certo distruggere una rete, ma non vogliamo nemmeno privarci di quelle opportunità che il mercato ci riserva. Come i mercati di nicchia, che la compagnia non copre perché non rientrano nella sua mission. Inoltre a fine anno partirà il preventivatore del RcAuto Isvap-Mineconomia: abbiamo necessità di conoscere come siamo posizionati anche nel pricing dell’auto, che è il core business della compagnia.
Per ottenere accesso a tali informazioni ci dobbiamo munire di servizi di comparazione interna e di una piattaforma informatica autonoma, senza che questo debba essere inteso come una minaccia alla conservazione del portafoglio presso la mandante.

La distanza più importante con l’altro gruppo resta però la trattativa in merito al recepimento di Ana 2003. Quali erano gli elementi di quel patto che non avete digerito?
Si tratta di un accordo (l’accordo Ana 2003 è un accordo di categoria che sino a dicembre vedeva esclusi gli Agenti Sara, rispetto a tutti gli agenti italiani ndr) che, per come strutturato e formalmente espresso, andrebbe potenzialmente a restringere la concorrenza e la libertà di accesso al plurimandato. Il nostro gruppo si muove da sempre in un’ottica di piena legalità e non si presta quindi ad accordi che, anche indirettamente, potrebbero vanificare la “portata storica” dell’abolizione delle clausole di esclusiva nel mercato della distribuzione assicurativa. Non ci è mai interessato “aggirare le norme” per monetizzare diritti non alienabili, sotto alcuna forma.

Il Sindacato Nazionale Agenti ha presentato un esposto al TAR riguardo ai nuovi mandati di Sara.
Sì, lo SNA ha censurato i nuovi mandati della compagnia che sono strutturati in modo tale da prevedere l’inserimento di un regime 3 che è quello dell’esclusiva zoppa che Bersani ha dichiarato fuori mercato, salvo poi riconoscere che fino a quando restano in vita le liberalizzazioni godiamo del regime 4, ossia quello dell’esclusiva bilaterale. E’ una tecnica anomala che condiziona gli agenti a prendere più mandati. Ma se il nuovo governo decidesse di fare retromarcia sulle liberalizzazioni, questi agenti si troverebbero ad agire in un regime che non è conforme alla prassi operativa.

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