Il fiuto di Rachofsky

Facciamo qualche parallelo con gli investimenti di tipo tradizionale.

Se un investitore nel 2000 avesse deciso di allocare il suo patrimonio in titoli tradizionali, ad esempio avesse collocato la stessa somma nell’FTSE100 britannico (l’indice riferito alle 100 società più capitalizzate quotate nella borsa londinese) avrebbe visto il valore nominale del suo capitale scendere a 980mila dollari, dato che il sopradetto l’indice ha prodotto una performance annua negativa dell’1% nello stesso periodo.

A New York,  un investimento sull’indice azionario Dow Jones si sarebbe rilevato proficuo con un guadagno dell’1% annuo nel periodo, ma gli 1.1 milioni di dollari di Rachofsky (nella foto) varrebbero appena 100mila dollari in più. Anche speculare nel greggio, che è passato dai 30 dollari al barile del 2000 ai 140 del giugno 2008 avrebbe fatto registrare un utile solo del 21% annuo: Lo stesso vale per i metalli preziosi come oro e rame aumentati rispettivamente del 15% e del 21%.


Ma ciò che ha contraddistinto il manager di Hedge Funds sarebbe stato l’aver azzeccato il momento giusto per l’investimento comprando l’opera di Jeff Koons prima del boom di internet e dei siti dotcom per poi rivenderla in un momento di grande incertezza economica.

Lo stesso acquisto fatto tra il 2001 e il 2007 non avrebbe prodotto la stessa performance. E, supponendo che il nuovo proprietario volesse rivendere la stessa opera, per riuscire ad eguagliare il profitto realizzato da Rachofsky , dovrebbe riuscire rivendere l’opera tra otto anni per non meno di 577 milioni di dollari. Il fiuto per gli affari di Mr. Rachofsky è davvero invidiabile

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