Può un colosso bancario come Fortis cambiare idea dal giorno alla notte? Può dichiarare impunemente tutto ed il contrario di tutto?
Ecco i fatti. La banca belga-olandese venerdì sera ha avuto l’improntitudine di inviare alla comunità finanziaria, e alle redazioni di mezzo mondo, un comunicato stampa che sottolineava “la posizione solida della banca”. “In un contesto di mercato difficile – spiegava la nota - Fortis, grazie al sostegno del personale della banca che ha fornito le informazioni appropriate e le risposte necessarie sui rumors circolati, può sempre contare sulla lealtà dei cliente di vecchia data”.
“Inoltre – chiariva il tragicomico comunicato – la solvibilità di Fortis è solida e ben al di sopra del minimo regolatore grazie a più di 300 miliardi di euro provenienti dagli investitori istituzionali, dai depositi privati nonché dalle banche Centrali e dalle corporates”.
Tutto tranquillo, quindi, nessun problema all’orizzonte. Assolutamente falso. Dopo poche ore, per paura di un possibile trasmissione della crisi del credit crunch in Europa, e per schivare il crack del gigante bancario, è stato prontamente lanciato, su suggerimento di Trichet (nella foto), un intervento pubblico pari a 11,2 miliardi di euro, che vede il governo belga impegnato a versare circa 4,7 miliardi mentre Olanda e Lussemburgo verseranno rispettivamente 4 e 2,5 miliardi. L’operazione consegnerà a questi Paesi il 49% delle attività dell’istituto e le dimissioni del presidente Maurice Lippens.
In casi del genere sembra eccessivo rispondere sempre con la consueta barzelletta, cioè che le “parole sono state fraintese oppure strumentalizzate, dalla solita stampa”.