Colleghi promotori rinunciamo ai facili guadagni

Sono un promotore di Fineco (ex Xelion) del gruppo Unicredit. Non sono affatto in accordo con il cliente perché quelle obbligazioni e certificati emessi e garantiti da Lehman fruttavano un immediato guadagno sia al promotore (1,5% nel nostro caso) che alla banca. Ed il promotore è correo, almeno per aver spartito questo facile bottino. Io quel guadagno non lo ho mai fatto, perché non amo i prodotti costosi, vincolanti ed eccessivamente complessi, perché il patrimonio dei miei clienti è sacro, e soprattutto perché voci sul possibile fallimento di Lehman correvano già ad inizio anno.

E da azionista di Unicredit mi indignerei se vedessi svalutare il prezzo delle azioni per eventuali rimborsi a clienti che hanno sottoscritto ingenuamente (ma non avevano compilato il modulo MIFID sull’appropriatezza ed adeguatezza degli investimenti?) questi servizi. Se invece non si tratta di strutturati, ma di semplici bond Lehman, il cliente deve sapere che qualunque società, banca o stato è soggetta a fallimento (vedi Argentina) e nulla si può addebitare al venditore. Ma sono certo non sia questo il caso. Ed il cliente dovrebbe capire finalmente che il rendimento è sempre correlato al rischio.
E che la nostra è una professione difficile!
e-mail firmata

Risponde la redazione di Bluerating.com
“Fruttavano un immediato guadagno sia al promotore (1,5% nel nostro caso) che alla banca”, bastano queste parole per capire l’indignazione e la rabbia del promotore finanziario che ci scrive in merito a una mail pubblicata lo scorso 3 novembre 2008 (Denunciare la banca e salvare il promotore). In quell’occasione il cliente chiedeva come fare a riavere il suo capitale senza mettere in mezzo il promotore di fiducia.

Il nostro lettore di Fineco oggi invita il cliente ad aprire gli occhi: guarda che il tuo caro consulente ha pensato solo al suo guadagno. Noi non abbiamo in mano le carte per giudicare l’etica del promotore, ma apprezziamo e ringraziamo il lettore che oggi denuncia una cattiva abitudine di molti colleghi: pensare solo al proprio tornaconto.

Ha ragione quando afferma che “il cliente dovrebbe capire finalmente che il rendimento è sempre correlato al rischio”, perché il guadagno facile non esiste e dovrebbe essere chiaro a tutti che quando si promettono super-performance dietro ci sono anche super-rischi.

Ha ragione anche quando afferma che “la nostra è una professione difficile!”. E’ vero, svolgere bene la professione del promotore finanziario è difficile e comporta spesso la rinuncia del guadagno immediato. Ma nel lungo periodo, se non ci si limita a vendere il prodotto più vantaggioso per le proprie tasche, la fedeltà dei clienti è assicurata.

Il vero problema, caro promotore, oggi sono alcuni suoi colleghi che creano grandi danni ai propri clienti e, di riflesso, all’immagine della professione. Solo debellando questa minoranza sarà possibile riportare in auge una categoria che oggi deve affrontare tante sfide.

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