Private Banking – Citigroup si consola in UK , BNP in Medio Oriente.

Citigroup (un tempo prima banca commerciale negli Stati Uniti) vede una flessione nelle attività di private banking a livello mondiale ma non in Europa.

La divisione Citi Global Wealth Management EMEA ha infatti registrato una crescita dei ricavi del 6% nel terzo trimestre dell’anno mentre a livello globale i ricavi sono scesi del 10 percento. Nel Regno Unito, per esempio, i ricavi di Citi Private Bank (divisione dedicata agli ultra-high net worth clients, ovvero clienti con un patrimonio maggiore di 10 milioni di dollari) ha visto raddoppiare la propria attività nei primi sei messi dell’anno. A scriverlo è Wealth Bullettin, che riporta i dati di Peter Charrington, numero uno del private banking di Citi per Regno Unito, Israele e Monaco.

Secondo il manager, mentre nella prima fase della crisi ‘subprime’ Citigroup è stata pesantemente colpita ma ora sembra che il gruppo guidato da Vikram Pandit,  stia registrando performance migliori di molti competitor britannici ed europei. “Nelle ultime settimane abbiamo registrato un forte interesse da parte di nuovi clienti nel Regno Unito, clienti che nel primo trimestre non volevano nemmeno ascoltare le nostre proposte. Infatti il rapporto consolidato con le proprie reti private rendeva difficile il passaggio in blocco delle attività verso la nostra struttura, ma ora sono molto più disponibili ad ascoltare quello che potremmo fare per loro”.

Nel primo trimestre dell’anno, la divisione wealth management di Citi ha raccolto 3 miliardi di dollari di mezzi freschi dopo 6 mesi di riscatti, inclusi 11 miliardi persi nel secondo trimestre. A livello di prodotti la rete di Citigroup nel Regno unito ha visto i fondi raccolti confluire verso strumenti cash e di reddito fisso, in aggiunta, la banca è diventata custodian di portafogli di clienti che arrivano da altre reti.


QATAR IL PAESE DOVE C’E’ SPAZIO (E CAMERE) PER TUTTI

Se Citigroup trova soddisfazione nel Regno Unito, Bnp Paribas punta sul Qatar. Il gruppo francese infatti starebbe considerando l’acquisto di una licenza dal Qatar Financial Centre per fornire servizi di private banking e trade finance attraverso portafogli ad hoc.

A dirlo è Jean-Christophe Durand, responsabile per il Medio Oriente della banca: “stiamo lavorando su un business plan che dovrebbe aiutarci a sviluppare diverse iniziative con la QFC” ha detto Durand sulle pagine del Gulf Times.

L’economia del Qatar è una delle più virtuose del pianeta con un PIL che tra il 2004 e il 2006 ha registrato rispettivamente una crescita del +9,9%; +8,8% e del 9,3% nel 2006.

Lo stato, situato in una piccola penisola facente parte della ben più grande penisola arabica, ha posto negli anni particolare attenzione alla politica fiscale, registrando regolarmente un ampio surplus fiscale e di bilancio. Anche sul fronte della gestione del rischio, il paese è ai primi posti nella regione, con un rating Standard and Poor A+ e A1 per quanto concerne Moody’s.

Questi giudizi riflettono così la forza e  la solidità dell’economia del paese, oltre a favorire un terreno ideale per lo sviluppo dell’attività economica e finanziaria. Anche la dipendenza dal petrolio, negli anni, è stata via via sostituita da nuovi approcci: primo lo sviluppo delle enormi riserve di gas naturali del paese e della crescente presenza nel mercato del gas naturale liquido; secondo attraverso un programma di sviluppo dell’economia che passa per un un processo di liberalizzazione e diversificazione.

Con queste premesse il Qatar non mira solo ad essere il primo produttore al mondo di gas liquido (LNG) entro il 2010, ma anche di far diventare il paese un centro finanziario capace di attrarre i capitali esteri e di espandere aziende straniere nei settori del turismo, transporto, salute ed educazione.

E come recita un spot della QFC: “Con trenta nuovi hotel superlusso, ci sono ‘stanze’ per tutti in Qatar”.

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