Cari promotori, fate cultura e non solo consulenza

E le banche dove le avete lasciate? Forse l’indagine Eurisko ha dato un’immagine più veritiera relativamente a chi da più fiducia il risparmiatore. Troppo comodo prendersela, forse, con la categoria meno protetta e utilizzata per queste campagne dei media/stampa vergognose e false. Il tempo dirà di chi è veramente la colpa!”

Vergogna! Chi scrive certe ricerche dovrebbe almeno informarsi sugli strumenti di cui tratta. L’avidità è la molla che spinge il risparmiatore italiano. Hai poco da parlare di cultura: se li solleciti a disinvestire con i “+” i clieni non ci pensano! se li solleciti a comperare sui “-“, ti danno del pazzo! L’avidita’ LI GUIDA ed ogni tanto ne pagano lo scotto!”

Come sempre la colpa è dei promotori! La stampa non ha responsabilità, i risparmiatori sono vittime ignare del sistema e così via. La caccia alle streghe è partita! Tra poco anche la recessione sarà colpa dei promotori.
Lo studio del Censis descrive l’italiano in preda al panico, ma propenso ad spendere per gadget tecnologici. Siamo sicuri che il problema siano i promotori e non i risparmiatori con il loro modo irrazionale di agire.
E la stampa è esente da responsabilità?”

Risponde Francesco D’Arco di Bluerating.com
Ecco una sintesi dei commenti che abbiamo ricevuto in seguito all’articolo “Promotori e consulenti sul banco degli imputati”. Tutte queste mail sono accomunate dal medesimo senso di rabbia che inevitabilmente pervade una categoria, troppe volte finita sul banco degli imputati. Ma credo che ci sia anche una certa confusione nell’interpretazione di quanto scritto nell’articolo pubblicato il 5 dicembre scorso.

L’accusa principale che è stata rivolta è quella di non aver considerato le banche (e tutto il male che hanno fatto e ancora fanno) e i risparmiatori (che hanno delle responsabilità e che non sono interessati alla cultura finanziaria, ma solo all’avidità).

Credo sia corretto un chiarimento. Nell’articolo, che riportava i risultati di una ricerca del Censis, si sottolineava che, dati alla mano, sono finiti “nuovamente sul banco degli imputati i consulenti finanziari che hanno collocato prodotti rischiosi a famiglie senza un adeguato profilo di rischio”. Ma, come indicato subito nell’articolo, noi ci dissociamo dalla consueta caccia alle streghe contro il mondo della consulenza finanziaria (e in primis dei promotori), ma invitiamo a riflettere “su un aspetto che rivela il profondo problema di cultura finanziaria ancora oggi esistente in Italia”.
Ovvero il fatto che il rapporto “Censis indica come prodotti rischiosi anche i fondi comuni, senza nessuna distinzione, inserendo questi strumenti finanziari nella lista nera dei cattivi prodotti”.

Contro questa campagna anti-fondi comuni Assogestioni e Anasf hanno, ad esempio, espresso la loro opinione e avviato importanti campagne di comunicazione. Alcune società hanno fatto lo stesso (vedi Azimut e Mediolanum), ma forse (e qui è il vero punto dell’articolo che tante critiche ha scatenato) ora è il momento che ogni singolo promotore finanziario e consulente indipendente, intervenga in maniera diretta.

E questo significa “fare cultura” oltre che “fare consulenza”. E’ vero, come sostiene un nostro lettore, che è difficile far capire a un risparmiatore che si compra ai minimi e si vende ai massimi. Ma è anche vero che è troppo facile nascondersi dietro la “testardaggine dei clienti”. Inoltre, non dimentichiamo che oggi, grazie anche alla MiFID, è possibile spingere i clienti ad assumersi maggiori responsabilità in merito alle proprie scelte.

“Cari “consulenti” … oggi siete chiamati a compiere un’attività di formazione della clientela, di divulgazione di una cultura finanziaria che freni la demonizzazione dei fondi comuni”. Questo non significa che voi siete i demoni, non significa che voi siete il male, ma significa, da parte nostra, riconoscere il vostro ruolo di consulenti delle famiglie, più di quanto lo possano svolgere oggi le banche e i suoi dipendenti, che non sono state dimenticate né dal sottoscritto, né dal sito Bluerating.

Le banche sono state volontariamente escluse da una riflessione che vuole stimolare a compiere un servizio utile all’intero sistema del risparmio gestito le uniche categorie che oggi – sondaggi Eurisko alla mano – possono vantare un rapporto di fiducia con il cliente finale.

Ripeto, “non sarà semplice, ma in questo contesto non potete più aspettare. In gioco c’è la sopravvivenza del risparmio gestito”. Qualcuno potrà contestare che secondo i dati Assoreti la raccolta netta dei promotori è positiva. Ma purtroppo prevale la raccolta amministrata e non quella gestita. Il mondo dei fondi comuni, delle gpf, dei prodotti assicurati, anche per le reti, vanta un saldo negativo da inizio anno (-10,5 miliardi di euro). Certo, nulla a che vedere con i -130  miliardi dell’intero sistema Assogestioni. Ma credo che la categoria dei promotori non possa accontentarsi di fare “meno peggio” degli altri.

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