Consulenti, cosa cambia con la Mifid 2 secondo Anasf

COSTI E REMUNERAZIONE IN PRIMO PIANO – Poco più di un anno alla entrata in vigore della Mifid 2. Delle conseguenze per i consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede Bluerating.com ne ha parlato con Franco Ragone (nella foto), figura di riferimento per la consulenza in Anasf, dall’aprile scorso coordinatore della commissione Evoluzione. Ragone è un consulente in forza a Banca Generali Private.


Ragone, il 22 novembre scorso il Consiglio Nazionale Anasf ha varato il nuovo Comitato esecutivo, espressione delle diverse componenti interne. Ma quel giorno non è stato anche votato un importante documento sul tema della Consulenza nella Mifid 2?
E’ vero. Quel giorno è stato importante, perché il Consiglio ha varato un nuovo modello di governance più idoneo a gestire l’attuale fase e sulla consulenza nella Mifid 2, ha approvato all’unanimità la view dell’associazione sul tema, a coronamento di un ottimo lavoro svolto in Commissione negli ultimi mesi, in pieno accordo con il presidente Bufi che è anche responsabile dell’area Evoluzione (il documento sarà reso pubblico con ogni probabilità dopo il consiglio nazionale del prossimo 14 dicembre. N.d.r.).
Come cambia per Anasf dal prossimo 3 gennaio 2018, cioè dalla data di entrata in vigore della Mifid 2, nel servizio di consulenza agli investimenti? Il rapporto di consulenza diventa molto chiaro: il risparmiatore firma un contratto in cui è specificato il servizio che riceve, non solo quello base, ma anche quelli integrativi che ne accrescono la qualità e saprà esattamente quanto costa sia il servizio di consulenza che gli strumenti finanziari utilizzati, oltre alla gestione e all’assistenza nel tempo.
Si è parlato molto negli anni scorsi della differenza tra consulenza non indipendente e indipendente, caratterizzando quest’ultima per una maggiore
trasparenza in quanto pagata a parcella. Ha ancora senso questa distinzione visto che sarà d’obbligo rendere noti i costi ai clienti?
Dal 3 gennaio 2018 il cliente avrà completa e chiara visione dei costi sia della consulenza che dei prodotti per cui questa distinzione perde di importanza. L’attenzione del cliente sarà quindi sempre più spostata dalle definizioni nominalistiche alla qualità del servizio che riceve e alla sua completezza. Non dimentichiamo che consulenza più traduzione pratica delle scelte sono di competenza del consulente abilitato anche al collocamento e negoziazione, gli altri possono offrire solo consulenza.
Da sempre la remunerazione dei consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede è effettuata con una parte delle commissioni di gestione degli strumenti finanziari. La Mifid 2 abolisce questo metodo di pagamento?
No lo condiziona a vantaggio del cliente. Infatti l’articolo 24 della Mifid II prevede che se le commissioni interne al prodotto “hanno lo scopo di accrescere la qualità del servizio fornito al cliente e non pregiudicano il rispetto del dovere dell’impresa di agire in modo onesto, equo e professionale nel migliore interesse del cliente”, allora può essere mantenuto anche l’attuale sistema. Ecco perché il tema centrale diventa la qualità. Per esempio un servizio di asset allocation – per noi essenziale e propedeutico per individuare il giusto rapporto rischio/rendimento – è ritenuto un elemento di più alta qualità del servizio.
Come intendete far conoscere la vostra interpretazione della seconda edizione della Mifid?
Riteniamo essenziale confrontarci quanto prima con le Istituzioni visto che entro giugno la Mifid 2 sarà recepita in Italia. Vogliamo condividere la nostra view con gli Intermediari, anche all’interno di OCF, oltre che con i nostri colleghi e i risparmiatori. La nostra manifestazione Consulentia 2017 (che si terrà a Roma a metà febbraio. N.d.r.) ci sembra l’occasione migliore per parlarne.

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