Promotori finanziari, la miopia delle associazioni

In merito al dibattito nato con l’articolo “Promotori finanziari, associazioni cercansi” riceviamo un contributo a firma Manlio Marucci (Federpromm). I temi affrontati sono molti, si va dall'”infantilismo professionale”, all’annosa questione del contratto nazionale dei promotori finanziari e non solo.

L’ampio dibattito che si va strutturando intorno al vostro sito tra i “professionisti del risparmio”, in particolare tra promotori finanziari e consulenti, dimostra come vi sia una presa di coscienza nelle varie categorie del mondo finanziario. Presa di coscienza che scaturisce (oggi) da una situazione oggettiva di crisi dei mercati ma che comunque è anche il risultato di un processo storico che ha visto crescere nuove professionalità nel mercato del lavoro nel nostro paese.

La criticità dei problemi che molto spesso vengono portati avanti e segnalati dai pf e da altre categorie professionali (mediatori del credito, agenti in attività finanziaria, agenti assicurativi e immobiliari) sono il corollario di una struttura economico-finanziaria in un sistema capitalistico che sconta ciclicamente le crisi e le sue manifestazioni di contrasto.

Non tener presente questa realtà manifesta una forma di infantilismo professionale e di incapacità a cogliere dialetticamente le contraddizioni interne a questo sistema: sistema che oggi ha globalmente coinvolto tutti i paesi industrializzati e non solo. La proposta di Federpromm – quale organizzazione professionale/sindacale – avanzata in una nota precedente su questo sito, e circoscritta alla situazione della rappresentanza delle varie categorie professionali, è stata ed è quella di ricondurre, in una logica di coerenza, i vari aspetti legati alle singole professionalità che funzionalmente vengono assunte nell’ambito dei vari segmenti di mercato (finanziario, creditizio, assicurativo, immobiliare e del credito al consumo) ma che comunque hanno una ragione sociale comune che è quella della tutela del risparmio, della trasparenza e correttezza degli operatori.

Una logica e una strategia che li accomuna quindi negli aspetti generali e normativi che vanno dall’applicazione della MiFID alla legge sull’antiriciclaggio, alla natura del rapporto lavorativo. Ed è proprio in funzione del rapporto lavorativo e dei singoli ruoli professionali che vengono assunte le varie tipologie contrattuali che, stante alla matrice comune della parte giuridico/normativa, hanno una valenza generalizzata per tutti. Si tratta allora di capire nell’articolazione del rapporto, quali tesi siano più o meno sostenibili ai fini di una tutela coerente, sostanziale ed efficace.

Federpromm nell’ambito delle sue azioni e programmi ha sostenuto quindi una linea associativa che aggregasse tutte queste professionalità, avente come base un accordo quadro (di generis paribus) che definisse gli aspetti generali per quanto concerne la parte normativa, lasciando alle singole categorie una contrattazione specifica per ogni profilo professionale che tenesse in considerazione sia la parte professionale e la sua crescita, sia l’incentivazione economica. Tenendo altresì presente la natura organizzativa, i singoli ruoli, le funzioni, le responsabilità, l’autonomia operativa, i titoli, i requisiti, dei vari comparti.

Non riteniamo oggi, come Federpromm, che i vari soggetti sindacali e le varie associazioni che si ergono a rappresentare le varie categorie di cui sopra (tra l’altro senza una effettiva rappresentanza) abbiano affrontato seriamente, e in termini dialettici, i veri problemi sopra accennati

Manlio Marucci – Federpromm

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