Jackfly, il cugino-promotore

JACKFLY (26a Puntata)

«Eh, figurati! Oggi posso trovare tutto quello che potrei desiderare negli State, o me lo posso far mandare qui. In più, ho qualcosa che, altrimenti, avrei perduto.»
«E sarebbe?»

«Il legame con la mia terra, con le mie radici.»
«Non capisco neanche cosa vuoi dire» commenta Giovanni, leggermente deluso. «Ma non importa. Dai, continua a raccontare.»
«Allora… sono nato io e per un po’ di tempo, a quanto mi ha raccontato specialmente mia zia, mio padre e mia madre, che lavorava come commessa nel panificio di un cugino, hanno messo da parte un po’ di soldi, che spedivano regolarmente a casa. Ma, attento, non li mandavano come si usa oggi, tramite banca o tramite posta.»

«Non c’erano ancora? E come?»
«No, no. Per esserci c’erano, è che la gente non si fidava. Tutti tenevano i soldi nel materasso, o in una vecchia scatola di biscotti, e quando si trattava di mandarli al paese, li affidavano a qualcuno di fiducia. Gente conosciuta, che prendeva i soldi e li portava ai parenti. Mio padre fece come tutti, li diede a un lontano parente, uno zio, lo zio Scignia, che gli promise di portarglieli in paese e di comprare il pezzo di campagna che mio padre tanto voleva. Questo parente disse ai miei che quei soldi li avrebbe investiti in modo sicuro e che, quando fossero aumentati, avrebbe comprato per loro un terreno ancora più grande.»

«Un po’ quel che facevate tu e mio padre» interviene Giovanni.
Ecco, è questo tipo di osservazione che temevi, eh, Jack? Però te le meriti. E allora resta in silenzio per un istante. Pensaci un po’ su. E poi riprendi.
«Sì, forse hai ragione. Ma sta’ a sentire come finisce la storia e poi tirerai da solo le tue conclusioni.»

…continua…                  leggi le puntate precedenti        

*tratto dal romanzo JACKFLY 
(www.jackfly.netdi Nicola Scambia (www.nicolascambia.net)

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