Assoedilizia: favorite i fondi immobiliari

Dimentichiamo la Spagna e anche il Regno Unito, se non quello che è successo in USA. In Italia non si assisterà a nessuna debacle del mercato immobiliare residenziale, seppure il solo mercato lombardo abbia subito un deflusso del 6% nel corso del 2008, e a nessun crack come è accaduto nei due citati mercati europei e in quello statunitense. Però il problema del mercato immobiliare residenziale resta. Soprattutto a livello sociale.

Insomma in Italia c’è bisogno di case ed urgentemente. A lanciare l’allarme è ancora Assoedilizia. Che ritorna anche su temi che sono ormai diventati i cavalli di battaglia dell’associazione lombarda. Secondo Assoedilizia, in Lombardia occorrono almeno 120mila nuovi alloggi di edilizia residenziale pubblica, si prevede la costruzione nei prossimi 3 anni di 6mila alloggi; a Milano e provincia le carenze sono di 30mila unità, se ne prevede la costruzione di 1.800. Insomma gli alloggi di edilizia residenziale pubblica sono nettamente insufficienti a rispondere alle esigenze abitative dei meno abbienti. Certo una boccata d’ossigeno potrebbe arrivare dalla disponibilità dei 200-250 milioni di euro stanziati dal governo per i mutui a tasso variabile che sono scesi rapidamente per conto loro, che potrebbero esser destinati a misure di incentivazione dell’investimento.

E secondo Assoedilizia il continuo aggravio della pressione fiscale ha indotto gli investitori istituzionali nell’immobile ad uscire dal settore, mentre un trattamento fiscale di favore privilegia lo sviluppo dei fondi immobiliari. E per l’associazione presieduto da Achille Colombo Clerici bisognerebbe equiparare la tassazione dei redditi da locazione a quelli delle rendite finanziarie, ossia cedolare secca al 20%. Il leit motiv di molte associazioni immobiliari.
Invece non se ne è fatto niente, anzi per Assoedilizia si è penalizzato chi concede case in affitto il cui reddito, al netto di tasse ed oneri di manutenzione straordinaria ed altro è meno del 2% annuo del capitale investito e si è viceversa aperta la via al solito privilegio concesso ai poteri forti, in questo caso rappresentato dalle Siiq che sono esenti da imposta ed i cui soci vengono tassati con il sistema della cedolare secca.

Le proposte invece dell’associazione lombarda sono quelle di tassare l’immobile per il reddito che produce anziché per il suo valore di mercato; equiparare la tassazione dei redditi immobiliari a quella delle rendite finanziarie; quindi attuare forme e formule per agevolare la locazione con sgravi fiscali per chi loca e una collaborazione tra operatori pubblici e privati; rinnovare per la città di Milano l’accordo proprietari-inquilini sul cosiddetto contratto di locazione agevolato, fermo dal 2002; introdurre la libera locazione temporanea in vista di Expo 2015 e per le esigenze abitative di una Città dallo spiccato dinamismo, qual è la nostra.

Un altro elemento che Assoedilizia non sembra apprezzare riguarda l’housing sociale studiato dall’amministrazione in quanto non vale a rilanciare la locazione perché si è tradotto in un intervento di nicchia, basato su trattative private e convenzioni tra il Comune e gli operatori e fondato, se possibile, sull’intervento ad adiuvandum di enti di solidarietà: come tale, in grado, al massimo, di produrre qualche migliaio di nuovi alloggi.

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