Antitrust ammonisce la governance di banche, assicurazioni e sgr

Potere concentrato in poche mani e legato da patti, soprattutto nelle società di azioni, con una gestione caratterizzata da incarichi personali doppi e intrecci un po’ troppo all’italiana.

E’ questo il quadro che emerge dall’indagine condotta dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, dopo oltre un anno di lavoro, sui rapporti tra concorrenza e corporate governance degli assetti di governo societario di banche, compagnie assicurative e società di gestione del risparmio. 

Secondo l’Autorità la situazione attuale impone un’attenzione alta sulla corporate governance: occorre, infatti, esaminare ancora più criticamente i rischi impliciti che il fenomeno dei legami azionari e di incroci personali possono produrre. Infatti l’instabilità di alcuni azionisti potrebbe investire le imprese nelle quali è detenuto il capitale, e ciò a maggior ragione quando sono coinvolte più società concorrenti. Inoltre questi interessi “incrociati” e non sempre lineari tra soggetto finanziato e soggetto finanziatore, tra soggetto partecipato e soggetto azionista possono disincentivare l’esigenza di chiarire al mercato l’assetto patrimoniale e i rischi assunti.

E sembra che l’Antitrust non voglia fermarsi qui. Dai risultati emersi si evidenzia l’esigenza di un nuovo processo di regolazione, autoregolazione e di modifiche statutarie innovatio sia sotto il profilo della trasparenza nei processi decisionali, della chiarezza nella attribuzione delle funzioni e responsabilità dei vari organi/comitati, nella eliminazione dei cumuli di ruoli e incarichi tra concorrenti, nonché nella definizione più puntuale dei requisiti per figure rilevanti come gli amministratori indipendenti.

Questo perché per l’istituzione guidata da Antonio Catricala’ si impone la necessità di aumentare il livello di trasparenza, necessario per restituire fiducia nel sistema. Occorre infine individuare i necessari incentivi allo sviluppo di investitori istituzionali veri come i fondi comuni, e introdurre le modifiche normative per la figura giuridica delle popolari, soprattutto le quotate, con riferimento ai diritti di voto, ai limiti alle partecipazioni, alle clausole di gradimento.

A livello di governance il quadro emerso è abbastanza complesso. Il grado di concentrazione dell’azionariato spesso ravvisabile in capo ad un nucleo circoscritto di soci, talvolta legati da patti, appare molto alto anche per le società quotate. E per quanto riguarda le banche si è evidenziato una pluralità di modelli proprietari che variano dalla presenza di banche quotate e non quotate, a banche che appartengono ad un grande gruppo internazionale, fino a quelle riconducibili ad un nucleo familiare.

In tutti i casi esaminati è stato evidenziato un indice di concentrazione dell’azionariato piuttosto elevato che porta a constatare un assetto del settore in esame scarsamente aperto in termini di contendibilità; ciò, se da un lato può garantire una maggiore continuità negli assetti delle società, dall’altro riduce la possibilità che vi siano cambiamenti negli assetti di governance in grado di raggiungere una maggiore efficienza. Da qui si pone la necessità che gli assetti di governance assicurino, al tempo stesso, autonomia alle scelte del management e corretti incentivi alla trasparenza nel processo decisionale rispetto agli azionisti.

Ora la palla passa a Banca d’Italia, CONSOB, ISVAP che dovranno ravvisare problemi di natura concorrenziale connessi ad aspetti di governance nonché cercarne le possibili soluzioni, sia di carattere normativo/regolamentare.

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