Goldman Sachs e l'investimento sostenibile

La recente crisi economica ha portato alla luce episodi poco lusinghieri riguardo la cosiddetta “condotta morale” di talune società. La questione “etica” è conseguentemente entrata all’interno dei dibatti economici più svariati ; inoltre è stata posta più volte in primo piano dalle principali figure istituzionali ed economiche mondiali (si pensi alle frequenti esternazioni di Bernanke riguardanti la necessita di mitigare il moral hazard). Non è quindi casuale, che alcune società stiano implementando le proprie offerte di investimento tenendo in forte considerazione questi aspetti, che ovviamente vanno ad incidere sull’attesa di credibilità da parte dell’investitore nei confronti della società stessa.

Goldman Sachs ha deciso di orientarsi in questa direzione, esprimendo la volontà di lanciare una rinnovata strategia che punta sull’investimento sostenibile: è il caso del GS Sustain Portfolio. Sviluppato da Sarah Forrest, direttrice della divisione di ricerca global investment, il Sustain Portafolio investirà esclusivamente in società caratterizzate da un buon profilo nell’ambito della sostenibilità e della governance (per esempio rispetto delle norme ambientali e/o nessuna forma di engagement da parte di azionisti) sulla scia dei cosiddetti fondi “etici”. La selezione all’interno di questa macrocategoria avverrà sulla base di criteri legati ai coefficienti di bilancio più comuni e di fattori qualitativi relativi alla valutazione del management, con lo scopo di arrivare a costruire un portfolio tra i 90 ed i 120 titoli. Le imprese selezionate saranno appartenenti a mercati internazionali dei capitali sia emergenti che già consolidati.

“Dal nostro punto di vista, queste imprese sono gestite al meglio in coerenza con i quattro pilastri fondamentali dell’economia, le loro attività, le loro società ed i loro contesti otterranno il successo nel lungo termine” ecco quanto afferma Mrs. Forrest parlando delle aspettative nei confronti di questa nuova offerta. Senza ombra di dubbio l’emergere di una consapevolezza comune sull’importanza del fattore “etico”, non può che far ben sperare nell’ottica di un’economia globale più sana ed a misura d’uomo. Così come è un dato di fatto che nell’ultimo anno alcuni fondi “etici” (con criteri di selezione del portfolio basato sulla good governance) hanno mediamente performato meglio, a parità di rischio, rispetto a quelli classici. Ora è da valutare se questa attenzione alla sostenibilità sia frutto di un comune modus operandi temporaneo, figlia di necessità piuttosto che di convinzione, oppure se sia davvero  l’anticamera di un nuovo scenario. Uno scenario che sarebbe la genesi di un nuovo modo di concepire la finanza.
 

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