Obama, nel discorso abbandona le banche

Non è piaciuto al mercato il discorso di Obama, poco incentrato sull’aiuto al settore finanziario, sul quale ha unicamente accennato la necessità di un maggior grado di responsabilità.
Senza dubbio il presidente americano non potrà sottrarsi dall’elaborare un nuovo piano di aiuto al sistema bancario domestico, che preveda una massiccia ricapitalizzazione e un ulteriore ampliamento delle garanzie statali sugli asset delle banche, per permettere nuovamente agli istituti di finanziare il settore reale e ristabilire la fiducia degli investitori.

Anche ieri i titoli finanziari hanno guidato i ribassi dei listini.
State Street, uno dei più grandi gestori di patrimoni mondiale, ha diffuso la trimestrale, che sebbene abbia superato le attese degli analisti, con un utile di 65 milioni di dollari, rispetto ai 57 del quarto trimestre 2007, non ha convinto il mercato. Spaventano in particolare le perdite potenziali di 9 miliardi, dovute al crollo degli asset in portafoglio ed i rischi sul fronte della liquidità. Il titolo ieri a Wall Street ha perso il 55 per cento a 14,89 dollari.

Gli altri istituti statunitensi non si sono sottratti ai cali, Wlls Fargo (-23%), Bank of America (-29%), Citigroup (-20%), Jp Morgan (-20,7%), Goldman Sachs (-18,96%), Morgan Stanley (-16%).   
Bank of America ha annunciato un nuovo taglio di 4.000 persone nell’area capital market e rumors indicano la necessità imminente di reperire altri 80 miliardi.
Per Citigroup sembra che il principe saudita Al-Waleed, storico azionista della banca con una quota attorno al 5 per cento, abbia ridotto la propria partecipazione, acquisita agli inizi degli anni novanta.

Sui mercati europei prosegue anche oggi il crollo dei bancari.

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