Certificati – La protezione consapevole

Anche il SeDex di Borsa Italiana, nel 2008, ha dovuto fare i conti con una forte diminuzione delle attività. I dati ufficiali del segmento di Piazza Affari rivelano un calo dei volumi scambiati per controvalore anno su anno di 65,99 miliardi di euro (22,79 miliardi nel 2008, contro gli 88,77 del 2007) e una riduzione del numero dei contratti di 2.268.527 (2.700.976 nel 2008, 4.969.503 nel 2007). 

Ma, anche se le cifre sembrano allarmanti e nonostante la cattiva nomea legata al fatto di appartenere alla famiglia dei prodotti  strutturati, non sono mancate le note positive per l’industria dei certificates che ha visto, infatti, una gamma di strumenti superare degnamente anche le fasi più difficili della crisi che sta travolgendo tutti i mercati.

Stiamo parlando di tutti quei certificati che offrono agli investitori la protezione del capitale.

Una prova del fatto che ci sono diversi investitori che si fidano ancora di questi strumenti è data anche da un recente sondaggio firmato AIPB. Dall’indagine condotta dall’Associazione Italiana del Private Banking emerge che nel mondo del private banking l’85% degli operatori conosce, utilizza ed è consapevole delle potenzialità dei certificati.

«E’ significativo – chiarisce subito Adele Bricchi, segretario generale di ACEPI – il fatto che oggi nel mondo del private banking i certificati sono strumenti molto utilizzati e, soprattutto, utilizzati in maniera consapevole», il che si traduce nella scelta dello strumento più adatto alle esigenze del cliente finale.

Ma a rendere questi strumenti particolarmente appetibili sembra essere soprattutto l’ampiezza della gamma oggi presente sul SeDeX. Basti pensare che da giugno 1998, mese in cui hanno fatto il loro debutto a Piazza Affari i primi covered warrant, si è arrivati nel luglio 2005 a registrare, per la prima volta, il sorpasso per volume di scambi dei certificates sui covered warrant e, nel 2007-2008 si è registrato un vero e proprio boom di sottostanti.

Oggi si va dai titoli e dagli indici italiani fino ai certificates con sottostanti indici di paesi emergenti, tassi di interesse e commodity. Se a questo si aggiunge il fatto che negli ultimi due anni le tipologie di investment certificates sono aumentate notevolmente (si va dagli equity protection a capitale garantito, ai bonus con capitale protetto, passando dai benchmark senza né protezione né garanzia) è evidente che, nonostante la crisi, stiamo parlando di un mercato in costante evoluzione che anche per il 2009 conta di svolgere un ruolo da protagonista nei portafogli degli investitori. Anche, e non ultimo, grazie alla nascita dei consulenti finanziari. «Il 2009 sarà un anno importante per diversi motivi – spiega Bricchi – non ultima la nascita della figura del consulente finanziario regolamentata alla fine del 2008.  Come associazione consideriamo questa figura molto importante per il mercato dei certificati dato che crediamo che un tale professionista sia in grado di apprezzare le caratteristiche di questi strumenti».

La trasparenza dei costi dei certificates sarà per il segretario generale di ACEPI un’altra leva importante per un canale come quello dei consulenti finanziari, per questo nel corso di quest’anno l’associazione prevede iniziative rivolte ai nuovi “fee only” sia in termini di informazione, sia di educazione. «Continueremo sicuramente a lavorare molto con l’industria del private banking – conclude Bricchi – che ha dimostrato di saper apprezzare i certificates, ma intraprenderemo importanti iniziative anche con i conuslenti finanziari». Vedremo se la fiducia del mondo dei certificates verso gli advisor sarà ricambiata.
 

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