Etf – Gli scambi continuano a ritmi elevati

All’apertura dei mercati in questi primi giorni di marzo, si conferma il boom della scambiabilità sugli stessi degli ETF, secondo quanto affermato da Paolo Giulianini, market maker di Unicredit MIB (Market Investment Banking).

La scambiabilità degli ETF, già alta nel 2008, sta continuando ad elevati ritmi di crescita anche in questo 2009. In espansione soprattutto il mercato retail: “Più sono gli attori che espongono un prezzo in denaro o in lettera, più aumenta la scambiabilità di tali strumenti sui mercati”, secondo Giulianini, intervistato oggi da Class CNDC.
In particolare, nel 2009, si è assistita all’esplosione degli ETF monetari ad un anno, con tassi d’interesse che si aggirano attorno al 2.5/3%, rendimento non molto superiore ai titoli di debito, se vogliamo. Secondo Paolo Giulianini, questo è dovuto al fatto che gli ETF sono utilizzati più in chiave “difensiva”, fungono cioè da strumenti di parcheggio della liquidità, in un momento di forte incertezza come questo in cui, se si vuole ricercare un rendimento maggiore, ci si può concentrare verso i Paesi emergenti, soprattutto i “BRIC” (Brasile, Russia, India e Cina).

In un momento di grande difficoltà nelle borse di tutto il mondo, certamente gli ETF che replicano indici azionari stanno risentendo del momento. Tuttavia, gli investitori stanno molto puntando su quei fondi ETF riferiti all’andamento dei Paesi più diversi, caratterizzati, però, da diversi rendimenti. Infatti, gli spread che si possono ottenere tra il prezzo d’acquisto e quello di vendita, differiscono da strumento a strumento. Se in Europa i rendimenti che si possono ricercare sono medi, certamente, più ci si concentra sui Paesi emergenti, più si possono ottenere rendimenti maggiori. Questo deriva da un rischio più elevato, relativo, però, se si consideriamo ad esempio Brasile, Russia e Cina: nel primo Paese, difatti, il mercato delle auto è in continua espansione, a differenza dell’Europa, in Russia la crescita continua nonostante il calo dei prezzi del petrolio, in Cina, infine, la crescita ha rallentato, ma passando da un  9% ad un non indifferente 6%. Ecco perché gli ETF collegati al rischio Paese sono degli strumenti sempre più apprezzati sul mercato: il rischio comunque è presente, ma per aree d’investimento in prospettiva redditizie, sostiene Giulianini.

I Paesi emergenti rappresentano, quindi, delle opportunità da cogliere, soprattutto nella prospettiva di diversificare il proprio portafoglio con la presenza di ETF che replicano il loro andamento. Non ci si dimentichi del fatto che in Italia tali strumenti vengono scambiati tutti i giorni, anche di pomeriggio, quando, ad esempio, il mercato indiano ha già chiuso. Eppure la quotazione e la scambiabilità sui mercati degli ETF prosegue.

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