Etf – Indici Russell a confronto

Prendendo spunto dalla conferenza di ieri sul lancio di nuovi Etf da parte di Securities Ltd e dalle esaustive spiegazioni del loro responsabile Etf Italia, Massimo Siano, colgo l’occasione per illustrare differenze e peculiarità tra gli indici [a]Russell 2000[/a] e [a]Russell 1000[/a].

Sottoscrivere prodotti con sottostanti questi due indici, significa entrare nel mercato azionario delle società americane, con una penetrazione del 98%. Infatti, se il Russell 2000 rappresenta l’8% del mercato statunitense, il Russell 1000 copre il 90%.

In sostanza, con due Etf, uno per indice, come quelli recentemente emessi da Etf Securities Ltd, si ha la replica dell’interno mercato americano. Si pensi al fatto che altri indici, come [a]S&P 500[/a], rappresentano solo al 66% il mercato statunitense, mentre l’indice MSCI è talmente poco utilizzato dagli investitori istituzionali americani, da costituire solo lo 0,1% del mercato istituzionale.

Competitivi sui costi (TER pari allo 0,35%), i due Etf appena lanciati sono molto liquidi: la liquidità di un fondo è collegata alla liquidità del sottostante e gli indici Russell 1000 e 2000, negli Stati Uniti, sono tra i più liquidi in assoluto.

Inoltre, ben il 63% dei fondi istituzionali USA utilizza questi indici come benchmark; considerando solo il Russell 2000, è possibile penetrare il mercato delle società small cap americano, con un peso del 98%.

Anche in Europa questi due indici sono tra i più utilizzati. A differenza dello S&P 500, che aggiorna il proprio paniere di imprese una volta l’anno sulla base della decisione di un comitato, i Russell sono più automatici. Difatti, riguardo le IPO (Initial Public Offering), i Russell sono aggiornati su base quadrimestrale, attraverso una metodologia, quindi, basata su regole e non su decisioni soggettive di un comitato.

I DUE INDICI A CONFRONTO

Il Russell 1000 misura la performance delle prime mille società per capitalizzazione, appartenenti al segmento large-cap degli USA. Tra le principali, per farsi un’idea, ci sono società come [s]Microsoft[/s], Procter & Gamble, Johnson & Johnson e General Electric.

Avere come sottostante queste stabili aziende è una sicurezza. Il basso beta del Russell 1000 lo qualifica come portafoglio difensivo nel settore large cap, adattandosi bene l’indice all’attuale congiuntura molto volatile. Non ci si scordi che il Russell 1000, proprio nelle fasi di alta incertezza, ha performato meglio di altri indici.

Il Russell 2000, invece, si concentra sul segmento americano small-cap. Se il Russell 1000 è molto più diversificato, il Russell 2000 è un indice concentrato, che replica minori settori rispetto al primo benchmark. In caso di ripresa economica, comunque, il Russell 2000 ha performato meglio degli altri indici (come accaduto, per esempio, nel 2002), sfruttando i rendimenti attesi in fase di rialzo.

Il Russell 2000 presenta un beta elevato, indicandolo come un portafoglio aggressivo, essendo costituito da piccole società sulle quali l’investitore punta a capitalizzare in caso di rialzo del mercato USA. Ne consegue che, a maggior rischio, si può portare a casa un maggior rendimento, ma riferendosi ad un arco temporale di lungo periodo.

In conclusione, se il Russell 1000 è indicato per strategie difensive, il Russell 2000 è per chi non teme la recente volatilità. Non a caso è il benchmark più utilizzato negli Stati Uniti nel settore bancario.

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