Domanda e offerta sosterranno i prezzi delle commodity

Etf Securities a marzo 2009, è arrivata a gestire più di 10 miliardi di dollari, praticamente il doppio del risparmio gestito a Novembre 2008. A contribuire maggiormente, sono stati sicuramente gli Etfs Physical Gold ed Etfs Crude Oil, ma l’interesse degli investitori sta crescendo anche nei confronti dei fondi collegati al platino, ai metalli industriali ed al settore agricolo.

Da novembre ad oggi, gli Etfs sull’[a]oro[/a] hanno visto afflussi per oltre 1,6 miliardi di dollari, per un totale di 6,8 miliardi di risparmio gestito su questa commodity. L’oro si comporta come un bene rifugio, una copertura contro l’andamento delle valute e l’inflazione. Platino e palladio, inoltre, a marzo, hanno performato molto meglio di molti altri metalli preziosi. A differenza della scarsa relazione tra oro e ciclo economico (ma anche agricoltura, più stagionale come comportamento), i metalli industriali ne hanno una molto forte, palladio e platino compresi.

Nel settore petrolifero in particolare, si è assistito ad una variazione del comportamento degli investitori: sempre di più assumono posizioni lunghe a discapito di quelle short nel settore energetico. Forse gli investitori, saranno in grado di anticipare correttamente il rialzo del petrolio e del settore energetico nelle prossime settimane, evento da molti ”annusato”.

Per quanto concerne carbone e metalli industriali, Etfs Copper ha avuto una performance del +30% quest’anno, Etfs Zinc del +9% ed Etfs Industrial Metals del +5%.  Anche gli Etfs sul comparto agricolo, quale ad esempio l’Etfs Agricolture o Etfs Wheat, hanno visto un aumento d’interesse dall’inizio dell’anno, con 175 milioni di nuovi flussi.

Per il futuro, Etf Securities prevede che le economie emergenti continueranno a mantenere elevato il consumo di materie prime, in corrispondenza dell’aumento dei redditi pro capite e della crescente urbanizzazione dei Paesi. Redditi crescenti significherebbero una domanda maggiore per i commodity ad uso intensivo di prodotti agricoli ed alimentari. Lo sviluppo dei Paesi emergenti significa più domanda per carne, mais, caffè e prodotti alimentari in generale. Piccole variazioni percentuali nelle preferenze dei Paesi emergenti significano grandi aumenti in valore assoluto nella domanda.

Se la domanda sembra tenere nel lungo termine, altrettanto non si può dire per l’offerta. Questa è vincolata da risorse finite e pochi produttori. I costi crescenti degli input aumentano i costi di produzione delle imprese, stressando i prezzi di molte commodities. I vincoli al credito, inoltre, diminuiscono la produzione, abbassando le possibilità di accesso al capitale necessario per l’acquisto di input fondamentali, con la conseguenza di rendimenti minori. Anche i costi degli input crescono: terra, lavoro, benzina e acqua.

Per quanto riguarda il [a]petrolio[/a], poi, i tassi di scoperta di nuove fonti sono sempre più rari, la sostituzione delle riserve sta diventando sempre più difficile, con la conseguenza di probabili futuri alti prezzi. L’offerta per il petrolio non facente parte dell’OPEC sta crollando, mentre i Paesi OPEC stanno tagliando le quote.

In conclusione, il mondo dei commodities è stato quello che ha meglio performato nel settore degli asset, su una base di 1, 5 e 10 anni. Questo comparto ha sovraperformato molti benchmark azionari con margini ampi e bassa volatilità. Le materie prime hanno costantemente mostrato una bassa correlazione sia con le azioni che con le obbligazioni, fornendo una forte diversificazione ai portafogli degli investitori, al contrario di molti altri asset.

A discapito delle deboli previsioni di crescita mondiale nel 2009, i fattori fondamentali di lungo termine stanno sostenendo i prezzi delle commodities anche quest’anno. La forte domanda strutturale proveniente dalle economie emergenti ed un’offerta finita di materie prime e costi crescenti di estrazione nel settore energetico, è probabile supportino le quotazioni delle commodities nel lungo termine.

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