Etf – L'allocazione ottima di portafoglio

Bisogna tornare alle regole base d’investimento è il concetto chiave emerso oggi dalla conferenza “Asset Allocation: back to basics” organizzata da iShares (link) e tenutasi all’hotel Four Seasons di Milano. L’investitore deve avere ben chiaro in mente quali sono i suoi obiettivi d’investimento, l’orizzonte temporale che questi richiedono per esser redditizi e coniugare le proprie preferenze con l’assunzione di rischio che è disposto ad assumersi.

Questo il primo punto fondamentale evidenziato da Helen Gaidatzis, senior director of product development per iShares Europe, nell’illustrare come si costruisce un portafoglio ottimo. Tenuto conto del contesto regolamentativo in cui ci si trova ad operare, i benefici dati dalla diversificazione sono una realtà. Negli ultimi 10 anni (dati annualizzati), come se ne evince dalle statistiche di Barclays Global Investors spiegate da H. Gaidatzis, il comparto degli equities della zona euro, dal dicembre ’98 a quello 2008 ha registrato un rendimento nullo ed un rischio del 17,9%.

Un portafoglio opportunamente diversificato (in cui 50% strumenti a reddito fisso e 33% equities), invece, avrebbe reso un rendimento del 2,9%, diminuendo il rischio al 7,2%. Comprendere, quindi, come sfruttare al meglio le diverse tipologie di asset, come massimizzare i rendimenti e minimizzare costi e rischi, sono gli elementi basici per diversificare correttamente il proprio portafoglio. In ultimo, un portafoglio ottimo richiede continue azioni di monitoraggio, allo scopo di ribilanciare il proprio pacchetto di prodotti finanziari, a seconda dei mutamenti di mercato. In sostanza, “identificare il corretto bilanciamento tra rischio e premio, non è un compito da svolgersi solo all’inizio”, afferma Gaidatzis.

Individuata la corretta frontiera efficiente, un mix tra le proprie previsioni di rischio e di rendimento, all’investitore non resterà che costruire il portafoglio ottimo in base alla propria propensione al rischio. Avremo così tre opzioni di portafoglio: sceglierne uno molto prudente e conservativo, uno bilanciato oppure ottenere maggiori rendimenti tramite un portafoglio più aggressivo.

Ecco che, nel primo caso, si potrebbe certamente costruire un portafoglio di soli Etf, con un peso del 55% (ad esempio) riferito a strumenti legati a titoli governativi (iShares Euro Government Bond 1-3 oppure 3-5), al 20% si potrebbe inserire iShares Euro Corporate Bond, un prodotto quindi legato alle obbligazioni delle maggiori imprese europee, ed in minori percentuali si potrebbe puntare su Etf azionari legati ad imprese europee (iShares DJ Eurostoxx 50) od internazionali (iShares FTSE 100, iShares MSCI North Amercia…).

Se si opta per un portafoglio più equilibrato, invece, al 40% ci si potrebbe garantire un piccolo rendimento con Etf obbligazionari statali, al 15% si potrebbero inserire Etf legati ad obbligazioni societarie, al 10% Etf riferiti al comparto degli equities europei ed al 20% internazionali, e si potrebbe incominciare ad assumere una certa esposizione anche sugli Etf legati ai mercati emergenti (iShares MSCI Emergine Markets), certamente con un potenziale di rendimento più alto.

Al contrario, un portafoglio aggressivo punterebbe decisamente su questi ultimi strumenti (peso del 15% per esempio), ma soprattutto sugli Etf legati agli equities internazionali, dedicando la fetta di torta mancante ad Etf dedicati al comparto immobiliare (iShares FTSE EPRA/NAREIT Developed Markets Property Yield Fund), alle infrastrutture (iShares FTSE/Macquaire Global Infrastructure 100) ed al private equity (iShares S&P Listed Private Equity). Gli Etf, infatti, sono uno strumento ottimo di diversificazione ed utili per chi intendesse costruire un portafoglio ottimo di lungo periodo.

Scambiati sui mercati in via continuativa intra-day come un qualsiasi titolo di borsa, la semplicità, la liquidità sempre disponibile, i bassi costi di gestione e la trasparenza di questi strumenti, li rendono sempre più appetibili dal pubblico risparmiatore. Il rapporto lineare che, in generale, gli Etf hanno con il proprio benchmark li caratterizza, e permette all’investitore di penetrare in dei mercati spesso difficilmente accessibili.

“In passato la semplicità veniva confusa con un prodotto di scarsa qualità o per investitori qualsiasi, non esperti del mercato” afferma Helen Gaidatzis. “Non è così. Gli Etf sono strumenti che dalla prima emissione nel 1993 ad oggi, hanno visto i propri volumi e gli asset gestiti crescere in maniera esponenziale. La semplicità e la trasparenza rendono peculiari questi prodotti presso il pubblico, poiché l’investitore ne comprende subito il facile funzionamento e ne apprezza le qualità”. La facilità di accesso degli Etf su mercati quali, ad esempio, le economie emergenti, i bassi costi di gestione e di TER, la flessibilità e la liquidità sempre garantita dall’emittente o dalle società di gestione, la cristallinità del rischio connesso a questi prodotti, rendono gli Etf un ottimo strumento di Asset Allocation.

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