Gli Etf superano i fondi

Basti pensare che solo 9 anni fa l’industria contava 93 di questi strumenti per asset inferiori ai 150 miliardi di dollari, mentre a novembre il settore registra piú di 1.800 prodotti per oltre 1.000 miliardi. In poche parole, l’interesse attorno a questi strumenti è letteralmente esploso, con un’industria che, oramai, non fa altro che registrare record su record mese dopo mese, vuoi per attivi gestiti, vuoi per contratti conclusi, vuoi per controvalore scambiato.

Deborah Fuhr, global head of Etf research and implementation strategy nonché managing director per Barclays Global Investors fa il punto della situazione sul successo degli Etf a livello globale, soprattutto presso gli investitori istituzionali che, ovviamente, utilizzano per dimensioni maggiori questi fondi indicizzati rispetto al pubblico retail.

“Non si tratta di capire cosa gli istituzionali ricercano negli Etf, ma cosa vogliono” ha dichiarato Deborah Fuhr. Nel 2008, infatti, anno caratterizzato dal crollo del colosso Lehman Brothers, gli Etf, considerati nella loro totalità, si sono comportati molto meglio rispetto ai certificati, ai derivati, agli swaps e anche ai fondi comuni d’investimento.

Se molti certificati hanno visto le proprie barriere infrante, non corrispondendo sovente un rendimento al possessore se non il rimborso del capitale nominale inizialmente corrisposto (dipende poi dallo strumento sottoscritto), se fondi e fondi hedge hanno registrato 18 mesi di notevoli difficoltà in termini di performance, gli Etf, seppur anch’essi colpiti dalla recessione mondiale, hanno generalmente retto meglio all’impatto della crisi finanziaria.

“Rispetto ai fondi comuni d’investimento, gli Etf sono negoziati in borsa in via continuativa, inoltre sono caratterizzati da un minor rischio controparte” ha spiegato la manager. Difatti, durante una giornata o un periodo temporale, diversi sono gli avvenimenti che possono influenzare il prezzo di mercato di uno strumento: mentre, però, tutto questo è riscontrabile una volta al giorno per i fondi, per gli Etf è possibile osservarne l’andamento in qualsiasi momento durante le contrattazioni, come accade per le azioni. “Non solo gli Etf sono caratterizzati da grande flessibilità, quindi, ma consentono di accedere a settori altrimenti difficilmente accessibili quali quelli dell’energia pulita o alternativa, in maniera trasparente e immediata”.

Deborah Fuhr, da tre anni inclusa nella Financial News Top 100 Women in Finance list, ossia tra le 100 donne più influenti in ambito finanziario al mondo, ha poi illustrato come gli Etf dispongano della struttura tipica dei fondi, ma dimostrandosi decisamente più efficienti dal punto di vista dei costi. Ma in cosa si differenziano realmente gli Etf dai fondi comuni e dai certificates? Gli investitori retail, infatti, tendono spesso ad assimilare gli Etf a quest’ultima tipologia di contratti derivati. Se è vero che gli Index Certificate e i Benchamrk Certificate sono simili ai meccanismi di replica degli exchange traded fund, per tutte le altre tipologie di certificati si tratta di prodotti completamente distinti.

“Sono due strutture del tutto differenti. Al limite, gli Etf sono senz’altro più simili ai fondi comuni, con la differenza di avere costi piú bassi e di essere negoziati in via continuativa, come già visto. Inoltre, una differenza sostanziale con i certificati, riguarda il fatto che questi ultimi non pagano dividendi e, singolarmente, non registrano le stesse dimensioni di negoziazione di un Etf. Infine, la facilità di comprensione del funzionamento degli Etf e la trasparenza che li circonda, li rende molto più chiari presso il pubblico investitore rispetto ai certificati” ha concluso Deborah Fuhr.

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