C’è voglia di certificates

di PierEmilio Gadda

Rispetto ai covered warrants, valgono ancora poco: circa un quinto dei volumi negoziati sul Sedex, il segmento di Borsa Italiana dedicato ai securities derivates. Ma per i certificati, il 2009 è stato un anno positivo: secondo i dati dell’Acepi, Associazione italiana certificati e prodotti d’ investimento, nel corso dell’anno passato sono stati emessi 272 nuovi strumenti, per un totale di 2.700 miliardi di euro: il 123,7% in più, in termini di collocato, rispetto all’anno precedente.
Anche il confronto con i numeri pre-crisi, vede il 2009 in crescita (+55%) e, per gli operatori, le prospettive di sviluppo restano incoraggianti: secondo una ricerca realizzata dal Carefin (Centre for Applied Research in Finance) dell’Università Bocconi, in collaborazione con Acepi, l’88,6% dei promotori finanziari prevede, per i prossimi cinque anni, un aumento dei volumi ed oltre un quarto dei rispondenti si attende un tasso di crescita annuo superiore al 15%.
Numeri importanti per quello che, del resto, viene considerato un mercato ancora “giovane”: sebbene le prime quotazioni risalgano al 2000, con la nascita dell’Mcw (mercato covered warrant), la definizione autonoma di certificates è entrata nel Regolamento di Borsa soltanto due anni dopo. Ma la fase di accelerazione nello sviluppo del mercato si colloca negli anni 2006/2007, con la comparsa di sottostanti “esotici” – indici di Paesi emergenti, tassi d’interesse e nuove commodities – e tipologie inedite di certificati, come gli express, molto apprezzati proprio negli ultimi mesi.
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