Certificati – Con il Brunello ci si ubriaca di performance

Il vino, si dice, sia il nettare degli dei (anche se recenti pubblicità revisionisti hanno sentenziato che gli antichi in realtà facessero riferimento al Gran Soleil della Ferrero); ora può diventarlo anche dei risparmiatori, grazie a un’opportunità che molti non conoscono.

Già perché non solo gli epicurei possono dirsi certi che una bottiglia di vino renda più allegri di un investimento in borsa, bensì tutti coloro che, ad esempio, hanno provato a investire nel certificato del 1996 sul Brunello di Montalcino; partiva a quota 210.000 lire, quattro anni dopo a scadenza ne valeva 330.000, che corrisponde a un munifico di 15% di rivalutazione annua. Il certificato sul vino è uno strumento misconosciuto da Consob ma decisamente in voga, specie in Francia, dove è presente da 20 anni; per potere acquistare questi prodotti basta rivolgersi a grandi enoteche, che non fanno altro che accettare prenotazioni di lotti di bottiglie che vendono a sconto rispetto a quello che sarà il prezzo indicativo di commercializzazione di lì a qualche anno, come riporta una recente ricerca di Milano Finanza. Alla peggio, se l’investimento non dovesse rendere secondo le nostre aspettative, si potrà sempre risarcire il nostro spirito offeso con del sano spirito, nella sua eccezione alcolica.

Se invece non potete fare a meno di investire in qualcosa di “ufficiale”, l’unica proposta etilica è quella del Nobles Crus (isin: LU0332753077) fondo che investe in attività vinicole, proposto da Elite Advisers nel 2008. Il tutto con ottime performance.

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