Quali novità per l’industria dei certificati

di Adele Bricchi

el corso del 2009 ACEPI (Associazione Italiana Certificati e Prodotti di Investimento) e il centro di ricerca CAREFIN (Center for Applied Research in Finance) dell’Università Bocconi hanno condotto una ricerca su un campione di oltre 400 promotori finanziari, private banker e financial advisor, finalizzata ad analizzare la comprensione dei certificati di investimento da parte dei clienti e la loro percezione del prodotto, nonché le esigenze di tipo informativo relative ai certificati stessi. L’analisi ha fatto emergere numerosi aspetti positivi, ma anche alcuni ostacoli che, da un lato, frenano ancora lo sviluppo definitivo del mercato e, dall’altro, se superati, potrebbero consentire una crescita ancora superiore a quella pur elevata registrata nel 2009. La valutazione da parte dei clienti della capacità dei certificati di offrire protezione nelle fasi di mercato sfavorevoli (per i certificati a capitale protetto) o di consentire di ottenere rendimenti elevati negli scenari favorevoli (per i certificati a capitale non protetto o condizionatamente protetto) risulta, in generale, molto buona. L’88,6% dei financial advisor prevede per i prossimi cinque anni un tasso di crescita positivo dei volumi dei certificati collocati, con più del 27% che si attende un tasso di crescita annuo superiore al 15% (figura 1). Tale crescita dovrebbe caratterizzare sia i certificati a capitale protetto che quelli a capitale non protetto, per i quali le attese a 5 anni sono di una sostanziale parità in termini di peso sul mercato dei certificati emessi. La crescita del mercato dovrebbe essere guidata non soltanto dalla maggiore domanda di protezione, susseguente alla crisi finanziaria degli anni 2007-2009, ma anche da determinanti di tipo strutturale. Dalla ricerca emerge inoltre che i due fattori prioritari nell’orientare le scelte di investimento dei clienti finali sono la capacità di contenere le perdite in caso di scenari negativi e la fiducia nella società che distribuisce il prodotto; quest’ultima componente è addirittura superiore alla fiducia nella società che costruisce ed emette e che quindi si fa anche garante del prodotto. Gli altri due elementi percepiti come assolutamente rilevanti sono la liquidità e la trasparenza del prodotto. Meno percepita è l’importanza della capacità del prodotto di contribuire a diversificare il portafoglio, così come i relativi costi.
Un elemento importante è il legame molto chiaro che emerge fra la percezione che il cliente ha della capacità dei certificati di diversificare e il peso dei certificati in portafoglio; quando i clienti assegnano una valutazione medio-alta o alta (punteggi 4 o 5 su una scala da 1 a 5) alla capacità dei certificati di diversificare grazie alle particolari tipologie di payoff che caratterizzano i certificati, il loro peso nei portafogli dei clienti è superiore al 10% rispettivamente per il 7,5% e per il 20,8% dei financial advisor (figura 2). Quindi, chi utilizza di più i certificati sono soprattutto i clienti che riconoscono in modo maggiore il ruolo dei certificati come possibile strumento di diversificazione.

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