Camelia: fattore dividend yield

«L’attuale fase di incertezza presente sui mercati finanziari può essere superata con i certificati a capitale garantito», spiega Mauro Camelia, professore alla Facoltà di Economia dell’Università di Siena. In particolare, gli equity protection consentono di partecipare al rialzo o al ribasso del sottostante, garantendo il rimborso totale o parziale del valore nominale del certificato a scadenza.

Gli investitori che intendono cogliere la maggiore volatilità dei mercati possono trovare una risposta altrettanto efficace nei double win, certificati dotati della doppia opzione di rendimento che consente di beneficiare sia del rialzo sia del ribasso del sottostante, con la garanzia del rimborso del valore nominale del certificato a scadenza. «I certificati a capitale garantito», secondo Camelia, «consentono di gestire l’instabilità sui mercati finanziari, contribuendo all’ottimizzazione del profilo di rischio-rendimento di portafogli investiti in azioni, fondi comuni di investimento ed Etf».

Ma per ideare un certificato in grado di offrire un’adeguata protezione agli investitori è necessario che il sottostante presenti dei buoni dividend yield attesi. «Considerando i certificati su titoli e indici azionari», sottolinea Camelia, «maggiore è il rendimento atteso del sottostante maggiore è la garanzia-protezione che si riesce ad assicurare ai certificati». 


 
Nell’attuale fase di mercato gli indici azionari e i comparti bancario, assicurativo, energetico e delle utilities europei presentano dividend yield attesi elevati: ciò consente di ideare certificati particolarmente interessanti in termini di struttura finanziaria sia a capitale garantito, come equity protection long/short, sia a capitale protetto, come bonus long/short, twin win, express e cash collect.

Una caratteristica peculiare del SeDeX è rappresentata, inoltre, dalla diffusa “italianità” dei sottostanti.

«Nel periodo 2004-2007», aggiunge Camelia, «il controvalore degli scambi sul SeDeX è più che quintuplicato». Tale evoluzione si è accompagnata a una progressiva concentrazione degli scambi per tipologia di sottostante: nel 2007 gli scambi su indici e azioni italiane hanno rappresentato il 79% del totale, contro il 68% del 2004. La causa principale di tale “anomalia” può ritrovarsi nell’inadeguata cultura finanziaria delle famiglie italiane.
 

«Il nostro paese», conclude Camelia, «si colloca agli ultimi posti tra i paesi Ocse per quanto riguarda l’educazione finanziaria e ciò ostacola la diffusione di una equity culture tra le famiglie italiane».

Per attenuare l’incertezza “mentale” legata alla scarsa conoscenza dei mercati, l’investitore si affida alle poche conoscenze di cui dispone sulle attività finanziarie domestiche e ciò genera una preponderante preferenza per le azioni nazionali, meglio nota con il termine home-bias portfolio puzzle. Tendenza questa, che trova riscontro in altri paesi europei, anche se registra una progressiva diminuzione nell’ultimo decennio.

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