Bonsignore (Mobysign): “Pagare con smartphone ora è facile e veloce”

Un’app che permette di pagare agevolmente tramite smartphone, in maniera facile e veloce e in accordo con la a direttiva europea PSD2 sui pagamenti. Si chiama Mobysign e in Italia è già stata adottata,  nella versione retail,  dai 47 supermercati Coop in Liguria e Piemonte. Di recente anche il gruppo Oracle ha inserito Mobysign nel proprio Oracle MarketplaceAntonio Bonsignore, ceo della società (nella foto), illustra a Bluerating.com le caratteristiche dell’app.

Come funziona la tecnologia alla base di Mobysign e quali sono i suoi punti di forza?

I punti di forza di Mobysign sono tre: sicurezza, gratuità e facilità d’uso. Dove facilità d’uso vuol dire che la app produce autonomamente un popup sullo smartphone e l’utente non deve far altro che accettare il messaggio, mettendo il dito sul telefono, se è dotato di lettore di impronta, o inserendo il proprio Pin unico. Finito. Quanto alla sicurezza, per effettuare il riconoscimento, il sistema non trasmette in rete né password, né numeri di carta di credito, né Pin, né dati sensibili, che restano quindi inaccessibili a chiunque. Vengono invece trasmessi dei codici alfanumerici di centinaia di caratteri, che cambiano ad ogni operazione, in base ai dati dell’operazione stessa, e il nostro smartphone fa tutto da solo: scambia i dati con i server, apre una finestra di autorizzazione e aspetta l’impronta digitale o il nostro Pin e il gioco è fatto. Abbiamo brevettato a livello internazionale questo sistema, riuscendo anche a portare sullo smartphone il meccanismo di autenticazione, la Public Key Infrastructure, riconosciuto essere il più sicuro e di fatto ancora inviolato. Inoltre Mobysign è già compliant con la direttiva europea dei pagamenti PSD2 che entrerà in vigore nel 2018: è per questo motivo che Mobysign è stato adottato anche da Oracle a livello internazionale per i servizi di pagamenti bancari.

Quali aziende l’hanno adottata in Italia e all’estero e per quali ragioni?

Va chiarito che Mobysign è un sistema di autenticazione sicura, di cui il mobile payment è soltanto uno dei possibili impieghi. Ad oggi, quindi, vi sono diversi operatori che la utilizzano con finalità diverse. Per esempio i supermercati Coop della Liguria e parte del Piemonte la usano per il pagamento alle casse, perché rende l’operazione più rapida, indipendente da banca, tipo di telefono e operatore telefonico, e soprattutto gratuita per gli utenti, che non subiscono alcuna forma di commissione, neanche indiretta dalla propria banca, come invece avviene con soluzioni basate su conti ad hoc ricaricabili. Il sito letteresenzabusta.com, ad esempio, utilizza la app per le funzioni di login e di firma digitale per le raccomandate online sia in Italia sia in Gran Bretagna, dove Mobysign ha vinto il premio del Governo britannico per l’innovazione UK-Italy business award. Mentre la Regione Lombardia l’ha adottato per consentire ai medici di firmare le ricette digitali quando effettuano le visite domiciliari, senza necessità di portare con sé pc e smart card di riconoscimento.

I sistemi di pagamento via app si stanno diffondendo sempre più, nonostante qualche reticenza. Quali sono, a suo avviso, gli ostacoli più grandi alla loro diffusione?

L’ostacolo principale, paradossalmente, è costituito proprio dalla molteplicità delle soluzioni sul mercato, alcune nate solo per una singola banca, altre per singolo esercente. E’ impensabile che io come utente debba utilizzare tante app quanti sono i punti vendita a cui mi rivolgo, ma il mercato è ricco e molti cercano di trarne vantaggio. Pensiamo ai produttori di device che cercano di proporre i loro smartphone con i sistemi di pagamento embedded o ai sistemi hardware specifici, peraltro inutili: pensiamo ai POS NFC, che dovrebbero essere innovativi, ma in realtà continuano ad acquisire i numeri delle carte per prossimità, quindi con gli stessi limiti dei POS tradizionali in termini di sicurezza. Anche il tempo speso da carrier telefonici e banche per cercare un modello di business comune basato sulla sicurezza offerta dalla SIM ha rallentato il mercato. Credo che il futuro del settore dipenda dalla capacità di identificare soluzioni sicure ma soprattutto capaci di minimizzare i processi a carico degli utenti, che oggi sono costretti a ricordare una quantità di password, a trascrivere i dati delle carte, utilizzare chiavette, PIN, SMS, smart card, token e via dicendo.

In Italia c’è ancora diffidenza verso l’utilizzo di strumenti tecnologici per il settore finanziario. Quali sono, secondo lei, le prospettive per il settore?

Le prospettive sono buone, soprattutto in considerazione delle commissioni ridotte che oggi vengono applicate con le carte e della possibilità che nel prossimo futuro si possano effettuare anche pagamenti iban to iban a basso costo. L’utilizzo dello smartphone come macchina fotografica e navigatore suggerisce che il mobile diventerà nel tempo anche il modo più frequente con cui proveremo la nostra identità per fruire dei servizi, tra cui i pagamenti.

 

 

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