Risparmio gestito – Il private equity e le regole comuni

Serve un codice standard europeo. E’ quanto chiede Evca (European Venture Capital Association) per l’industria degli investimenti in private equity. Proprio oggi infatti presenterà un’istanza alla Commissione Europea, in risposta alle interrogazioni contenute nel documento elaborato dalla Commissione Affari Economici e Monetari del parlamento europeo (sotto il coordinamento di Paul Rasmussen e Klaus Lehne), circa la necessità di introdurre una regolamentazione specifica sul settore.

Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, Evca propone un proprio codice; si basa sul principio di sussidiarietà, permettendo ai singoli paesi di implementare delle variazioni che lo adattino alle vigenti legislazioni nazionali e alle pratiche di investimento locali. E’ inoltre presente la proposta di unificare in un unico documento i codici di condotta e le linee guida sul reporting, sulla valutazione delle partecipazioni e sui principi di corporate governance.

Una cosa è emersa chiaramente dal parlamento europeo: la richiesta di trasparenza, soprattutto nei confronti degli investitori. Tuttavia a livello pratico sussistono molti dubbi, da parte degli operatori di settore, su di una burocratizzazione eccessiva della regolamentazione; seguendo le parole di Giampio Bracchi, presidente dell’Aifi (Associazione italiana del private equity e venture capital): “Gli operatori di private equity e venture capital già adottano il codice di autoregolamentazione di Aifi, che è stato concordato da Consob. Da questo codice discendono dettagliate procedure in materia di monitoraggio dei conflitti di interesse e sistemi di remunerazione del gestore”. Eccoci di nuovo di fronte a un arcinoto bivio: rendere più rigido il sistema o confidare nella struttura già in essere dello stesso?

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